Dal caldo di Doha al gelo di San Siro non cambia la scena finale. Fa festa il Milan, all’ultimo tiro in porta: dal rigore di Pasalic per vincere la Supercoppa al rigore in movimento di Bacca a battere il Cagliari e mettere le premesse per chiudere l’andata al terzo posto (superando Lazio e Napoli a +1 e +2, in caso di successo nel recupero con il Bologna). Rispetto alla prestazione in Qatar, però, La Gazzetta dello Sport nota delle evidenti differenze in negativo: ieri la manovra è stata macchinosa, poche occasioni e la sensazione di non sapere bene cosa fare palla al piede.
Niente dominio: diverse conclusioni verso la porta, ma nessun miracolo di Rafael; un discreto possesso (55.9%) però reso vano da una marcia gestione; un’abbondanza di angoli (11) e cross (33) senza creare grossi pericoli, anche perché sulle azioni laterali mancavano gli inserimenti delle mezzali. E allora è servita la solita caparbietà di Lapadula: da terra, dopo un rimpallo, ha consegnato un assist perfetto per Bacca che da pochi passi ha interrotto il suo digiuno dopo 594’. Spesso, in questi casi, si parla di vittoria da grande squadra o figlia della maturità: stavolta, invece, conviene andarci calmi e ringraziare più il caso del cinismo, nonostante in passato i rossoneri non riuscivano quasi mai a conquistare i 3 punti nelle giornate sottotono. Attenzione, poi, all’affondo di GaSport su Locatelli: un buon giocatore, si scrive, appena 19enne e quindi con ampi margini di miglioramento, ma al momento senza ritmo né qualità per essere indiscutibilmente il regista di San Siro, il punto cardine di un Milan che vuole tornare protagonista in Italia e nelle coppe. Magari pure a causa dei compiti assegnati da Montella, Manuel si abbassa molto cercando di intercettare diversi palloni e leggere le varie situazioni di gioco, però non verticalizza né si dà il via a iniziative importanti. Serve qualcosa di più per competere davvero in alto, a meno che non si voglia rimanere così e affidarsi solo alla fantasia di Bonaventura e Suso.
Un Diavolo scontato, insomma, bloccato in mezzo e mal funzionante davanti: Carlos sfiduciato, fino al gol, Niang in scarsa forma. Un Diavolo che si è spento progressivamente dopo un buon impatto e ha pagato a caro prezzo l’infortunio di Abate. La differenza l’ha fatta Lapadula.