Attacco al potere: le trappole di Montella contro il tiranno Allegri

Sono passati due anni esatti dall’ultima ribellione all’impero. E anche il territorio dello scontro è lo stesso. Il 22 dicembre 2014 il Napoli di Rafa Benitez riuscì ad interrompere l’egemonia bianconera, spietata prima e dopo quell’appuntamento esotico pre-natalizio: lasciata per strada da quella Supercoppa, giocata proprio a Doha, la Juventus in ambito italiano non ha mollato più nulla. Il Cavaliere Jedi di quell’impresa fu Gonzalo Higuain: memorabile la sua esultanza dopo il gol del 2-2- in coda ai supplementari (poi il Napoli vinse ai rigori). Il problema è che nel frattempo il Pipita è passato al “lato oscuro”, simbolo ulteriore del cannibalismo juventino, trasformandosi in una vera e propria arma letale. Esordisce così La Gazzetta dello Sport analizzando le principali tematiche di Juventus-Milan, gara valida per la Supercoppa italiana.

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Contro tutto questo, si legge, deve fare i conti il Milan, desideroso di regalare a Berlusconi l’ultimo trofeo. Ma c’è un dato negativo per i rossoneri: per la quinta volta, la finalista di Coppa Italia (senza aver vinto il trofeo) si è guadagnata il diritto di arrivare in finale, ma per 5 volte ha perso, lasciando fare incetta di titoli alla formazione avversaria. Una statistica che lascia poche speranze, contrastata però dall’ultimo precedente in campionato, quando lo scugnizzo riuscì nello sgambetto alla Vecchia Signora, coadiuvato dal suo manipolo di ragazzetti terribili. La firma fu di Manuel Locatelli ma risultò essere un successo collettivo, basato sul cinismo e l’organizzazione difensiva, capaci di annullare Higuain e compagni.

Vale la pena ricordare, prosegue la Gazzetta, come quella Juventus sia acqua passata, cresciuta in brillantezza, gioco e nomi a disposizione. Molte cose saranno diverse, a partire dal modulo: non più 3-5-2 bensì 4-3-1-2 con Dyabala a supporto del tandem pesante Higuain-Mandzukic. Altro particolare non da poco: ci sarà Marchisio in regia, non più Hernanes. La trappola nella mente dell’aeroplanino sarà la stessa: andare a uomo sul “Principino”, limitandone il raggio di azione, bloccando così i rifornimenti al temibile trittico offensivo.

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