Dopo aver girato l’Italia con Milan, Roma, Atalanta e Verona, Urby Emanuelson torna a parlare di Serie A, facendolo ai microfoni del quotidiano sportivo olandese Voebal International. L’ex terzino rossonero ne ha per tutti, non risparmiando nessuno: “A ogni giovane do lo stesso consiglio: non andare a giocare in Italia. Parlo dell’Italia calcistica, non del Paese. Lì il calcio è politica, non sempre giocano i migliori, contano altri fattori. Ad esempio essere nel giro giusto, in termini di amicizie e conoscenze. Milan? Ero un ragazzino, con un sacco di campioni. Pirlo, Ibra, Nesta, Thiago Silva, Seedorf, Van Bommel. Gli ultimi due mi hanno aiutato molto, c’era concorrenza fortissima ma sana. Se davi il massimo, prima o poi saresti stato premiato. Ho raccolto più di 100 gare nel Milan, non credo di essere così scarso, pur se negli ultimi anni molti hanno ritenuto il contrario“.
Poi il capitolo Roma, etichettato così: “Pessima scelta, nella settimana in cui fui preso arrivarono in 6. Non si trattava più di competizione, ma di sopravvivenza. Mi ritrovavo in tribuna, vedevo la squadra giocare da cani, ma non cambiava niente. Garcia mi diceva di avere pazienza. Poi, al momento dei cambi, sceglieva sempre qualcun altro. Spiegazioni zero, consigli su cosa migliorare, meno di zero“.
Nuovamente sulla Serie A: “Il calcio è un’ambiente ipocrita, è difficile avere amicizie e incontrare gente di cui ti puoi fidare. Per non parlare delle etichette: de Boer era inadatto al calcio italiano già dopo poche ore dal suo arrivo… Elia alla Juve? Bidone, ma forse schierare un’ala come esterno in un 3-5-2 non è il modo migliore per esaltare le sue caratteristiche, e magari non è colpa del tecnico, se lui gioca con un modulo e poi gli arrivano giocatori con altre caratteristiche“.