Ai microfoni dei colleghi del Corriere della Sera, l’ex tecnico rossonero Sinisa Mihajlovic è tornato a parlare di Milan, togliendosi alcuni sassolini.
Queste le rivelazioni del tecnico serbo, ecco alcuni retroscena sul diavolo: “Il Milan è stato in un momento difficile sin dall’inizio. Abbiamo perso tempo le prime 7-8 partite perché abbiamo giocato con il 4-3-1-2, come voleva il presidente Berlusconi, anche se si capiva che non era il modulo adatto. Dopo la partita con il Napoli ho detto ‘basta, vado di testa mia’: se mi manda via, muoio con le mie idee. E i risultati sono arrivati. Cosa si è rotto poi? Non so. Loro mi avevano preso perché ho personalità e io sono riuscito a ridare le regole e la cultura del lavoro che erano venute molto, molto meno. Tanto è vero che nessuno ha mai sgarrato e anche gli infortuni sono calati. Penso che si debba considerare tutto quello che è successo per dare un giudizio: il tempo perso all’inizio; l’esonero dopo la partita con la Juve, la migliore che abbiamo giocato; il fatto che ho lasciato il Milan in finale di Coppa Italia e in Europa League e sappiamo com’è andata a finire; l’esordio di Donnarumma. Romagnoli che non sarebbe mai venuto a Milano senza di me, perché nessuno voleva spendere 25 milioni: quella cifra era esagerata allora, ma in prospettiva non lo era. Anche quella volta ho convinto il presidente. Lui diceva che era troppo caro, io gli ho detto: ‘pres facciamo così, se quando vorrà rivendere Romagnoli lo fa per meno di 25 milioni la differenza la metto io; se lo vende a di più facciamo a metà’. Mi sembra sia arrivata un’offerta dal Chelsea per il doppio. E poi Niang: con me ha giocato titolare, mi sono esposto io per non farlo vendere a gennaio, perché doveva andare al Leicester. Senza questi tre giocatori, il Milan oggi sarebbe meno forte. E meno ricco”