Giù le mani da Muntari! Non facciamo confusione e non paragoniamo un gol che ha fischiato la storia con un errore arbitrale, grave sì, ma non più di tanti altri. La topica di Tagliavento e company avvenne in vero e proprio scontro-scudetto, per giunta nel girone di ritorno e fu un errore clamoroso, senza precedenti. Tant’è che indusse la FIGC a un cambio delle regole, prima all’introduzione dei giudici di porta e poi della Goal Line Technology. Questa volta si è trattato di un fuorigioco sbagliato, con l’aggravante della retromarcia sulla decisione arbitrale. Esattamente come avvenne in quel famoso Catania-Juve. I giocatori del Milan, in buona fede protestano e convincono gli arbitri ad annullare il gol. Abate, Donnarumma e Romagnoli non sapevano nemmeno loro se effettivamente Bonucci fosse davvero in fuorigioco. Hanno ipotizzato. Invece quel 25 febbraio 2012 Buffon sapeva perfettamente che la palla era entrata di un metro. Non a caso Mister “guai-a-chi-mi-critica” si affrettò a far riprendere il gioco per non dare tempo alla quaterna arbitrale di sovvertire la decisione presa.
Ma la vera differenza tra i due episodi sta nell’importanza della partita. Quel Milan-Juve di Muntari era un match scudetto tra due squadre molto forti. Questa invece era la sfida tra la primissima della classe e una squadra, la nostra, che solo casualmente si trovava e si trova al secondo posto. Con “casualmente” non voglio togliere gli straordinari meriti di Montella e del gruppo, dei quali poi parleremo. Dico solo che i valori tecnici tra questo Milan e questa Juve sono a distanze siderali. I bianconeri sono una squadra fenomenale costruita per ammazzare il campionato italiano e per provare a vincere la Champions: da quest’estate dico che sono uno dei primi quattro organici d’Europa. Noi, invece siamo una squadra costruita in grande economia con giovanotti, prestiti di rientro, parametri zero e acquisti sbagliati reduci da un quadriennio disastroso. Il tutto con un allenatore nuovo, una dirigenza contestatissima e una proprietà che non vede l’ora di disfarsi del Milan, tanto da tirar fuori ogni sei mesi un nuovo compratore asiatico. Giustamente quest’estate si diceva che al massimo avremmo potuto ambire all’Europa League. Questi valori non possono essere stravolti in due mesi. Purtroppo. Il nostro organico è inferiore non solo a quello della Juve, ma anche a quelli di Roma, Napoli e Inter. Perciò non dobbiamo farci illusioni e dobbiamo restare con i piedi ben piantati per terra.
Ma il calcio è bellissimo e imprevedibile come nessun altro sport e, ci dà la possibilità, vincendo contro il Genoa di tornare ad essere “primi per una sera”. Ma si tratterebbe solo di una estensione dell’ebbrezza di sabato sera. Tutt’altro che scontata, perchè il Genoa dell'”amico Preziosi” da molti anni ci fa sgambetti a ripetizione. Ha il dente avvelenato post derby e ha recuperato Pavoletti che in 15 minuti sabato ha dimostrato di essere già in grande forma. Quindi non mi illudo di essere “primo” nemmeno per una sera, ma mi godo il momento. Lo splendido momento. Ancora più bello perchè totalmente inatteso.
E allora cerchiamo di capire che cosa c’è dietro a questo momento. C’è il famoso “progetto giovani” da anni auspicato dal presidente. C’è un monte ingaggi sceso finalmente a 80 milioni di euro/annui. C’è un allenatore bravo, come lo era quello dell’anno scorso. Ma c’è un allenatore che lavora e agisce indisturbato. Senza imposizioni o interferenze presidenziali. C’è una società finalmente unita, con le faide interne finalmente placate dalla sorte più che dalla pianificazione. I “guastafeste” in servizio permanente hanno la sordina e soprattutto non hanno potuto tirare per la giacchetta il presidente. Quest’estate, purtroppo, Berlusconi aveva ben altro a cui pensare e allora non si è intromesso in rinnovi contrattuali assurdi (tipo Mexes e De Jong), ma soprattutto non ha affiancato la figlia in progetti strampalati e anti-economici. Galliani ha lavorato da solo, anche perchè hanno fatto credere a tutti (o quasi) che sarebbe stato l’ultimo mercato dell’era Berlusconi. Un mercato peraltro al risparmio, dopo che mamma Fininvest ha definitivamente chiuso i cordoni della borsa, in previsione di un altro bilancio fortemente in passivo. Oltretutto i pochissimi soldi a disposizione sono stati spesi pure maluccio (Sosa e Gomez non sono certo titolari). Ma la squadra costruita da Montella ha una logica. E lo stesso Montella ha una protezione, quella di Galliani. Dopo le sconfitte contro Napoli e Udinese, non si è scatenata la classica ritorsione interna (vedasi Milan-Fiorentina 2-11-2013). La squadra è rimasta tranquilla. Anche perchè dal Milan di quest’anno nessuno si aspettava niente. In questo clima di indifferenza generale (purtroppo anche dei nostri stessi tifosi), Montella è riuscito a mettere insieme 19 punti. Che sembrano quasi un miracolo.
Sarà difficilissimo rimanere in quella zona della classifica, ma speriamo che rimanga fino alla fine dell’anno questo clima di grande unione e unità di intenti. Se non a Casa Milan, lì è ormai impossibile ricrearlo, almeno a Milanello. Dunque non illudiamoci della posizione in classifica e godiamoci questo Milan partita dopo partita. Senza aspettarci granchè e soprattutto consapevoli del fatto che adesso ci sta andando tutto bene, ma non potrà essere così per tutto l’anno. Ritorneranno gli errori arbitrali a nostro danno, ci saranno gli infortuni, ci saranno i cali di concentrazione e bisognerà dare ai nostri giovanissimi la possibilità di sbagliare. Perchè solo così potranno completare la loro crescita. Dobbiamo aspettarci queste cose, e non dobbiamo aspettarci il primo, il secondo o il terzo posto. Ma essere felici del fatto che quest’anno almeno non è una pena seguire il campionato del nostro Milan.
Lo è invece assistere alle notizie, indiscrezioni, pseudo-comunicati su closing, governi cinesi e sponsorizzazioni milionarie. Finora c’è sempre il solito fiume di parole, ma di fatti ancora non se ne vedono. Attendiamo fiduciosi. Fino al prossimo slittamento. E intanto guardiamo cosa succede dall’altra parte del Naviglio, dove la pioggia di milioni cinesi finora non ha risolto i problemi di una società talmente frammentata, confusa e ingarbugliata, da ricordare quella del primo Moratti. E forse non è un caso.
Gli interisti reclamano la presenza di un dirigente forte, una figura centrale che detti le linee guida. Propongo loro di riprendersi Fassone che in questo anno sabbatico ha studiato da “amministratore delegato” tant’è che vorrebbe (condizionale d’obbligo) diventarlo del Milan. Qualcuno gli spiegherà che per fare quel lavoro non basta telefonare a tutti i giornalisti, prendersi un caffè con Maldini e farsi fotografare fuori da Stamford Bridge. L’affare Fabregas, quest’estate, certo non l’ha imbastito Fassone… Saluti