I numeri parlano da soli: la Juventus ha vinto le ultime sette partite di campionato contro il Milan. Per imbattersi in un successo rossonero, bisogna risalire al 25 novembre 2012, Milan-Juventus 1-0, gol di Robinho su rigore. Chi sedeva sulla panchina milanista? Massimiliano Allegri, oggi alla Juventus. Riuscirà stasera il Milan a chiudere il cerchio dell’esonero di Allegri? A battere la Juventus come non gli riesce da quasi quattro anni? A priori sembra difficile, il divario tecnico tra le due squadre resta notevole, ma il Milan si è riavvicinato, sebbene cinque punti di vantaggio in otto giornate non siano pochi. Esordisce così La Gazzetta dello Sport nel presentare il big match serale di San Siro.
Montella, proseguono i colleghi, è più avanti di Allegri nell’assemblare una squadra. Ed è proprio qui che torna l’annosa questione, conta più il gioco o i giocatori? Il diavolo, scrive Gazzetta, non dispone di fuoriclasse, a meno di non considerare tale Donnarumma. È secondo in graduatoria, appaiato con la Roma, e con una precisa identità di gioco, che contrasta con i principi di Montella romano o fiorentino, basato sulla solidità verticale e la compattezza. Un Milan aggressivo, pronto a ripartire, rappresentato in toto dal gioco più che dai giocatori.
Al contrario della Juventus, affidata fino a qui ai propri fuoriclasse di ogni ruolo. ‘Salvata’, narra la Rosea, dai propri campioni: i guizzi di Dybala e Higuain, le parate di Buffon e molto altro. Ancora non si è capito di che razza di Juventus si tratti sul piano tattico, ma è certo come a centrocampo manchi qualcosa, quel qualcosa di nome Claudio Marchisio.