Salutarsi, dopo 23 anni di lavoro fianco a fianco, non dev’essere stato facile. Ieri è arrivata l’ufficialità dell’addio a Umberto Gandini, ex direttore esecutivo rossonero, che dopo più di vent’anni di onorato servizio, salutà i rossoneri per approdare alla Roma nel nuovo ruolo di amministratore delegato.
Il Corriere della Sera, in edicola oggi, ha intervistato l’ex “ministro degli esteri” milanista: “Mai avrei pensato di lavorare in un’altra società italiana. Poi è arrivata questa opportunità che mi rende orgoglioso poiché riconosce la mia professionalità. Non so se ci sarebbe stato un posto per me nel nuovo Milan, ma il desiderio di crescere mi ha condotto a questa decisione. Del resto il cambio di proprietà comporta un turn over di dirigenti. Siamo alla fine di un’era, giusto così. Qui, però, resta Adriano Galliani, uno dei più grandi dirigenti italiani. E lui che mi portò al Milan da Rti“.
L’ex dirigente rossonero, poi, ha ripercorso anche della sua lunga carriera nel Milan: “Con l’Eca abbiamo ottenuto risultati impensabili a livello di influenza sulle decisioni di Uefa e Fifa. L’ultima vittoria, in ordine di tempo, è aver garantito all’Italia 4 posti fissi in Champions. Ma non dimentico nemmeno l’estate di Calciopoli: battemmo la Stella Rossa nei preliminari e c’era chi dubitava della nostra partecipazione in Champions per motivi etici. Non solo restammo in corsa, ma vincemmo pure. Quale allenatore ricordo con più affetto? Capello, ad Atene nel ’94 non voleva che si bagnasse il campo, contrariamente a Crujiff. Era tesissimo, fino al 4-0 nessuno di noi in panchina poteva esultare. Ci avrebbe ammazzati. Poi, dopo la rete di Desailly, si sciolse anche lui“.
Infine una chiusa per tornare sul futuro del Milan cinese: “È chiaro che sia finita un’epoca: ci saranno nuovi dirigenti ma il Milan è il Milan. C’è un dna e una cultura che nessun altro club possiede. I giovani cinesi hanno iniziato ad amare il calcio con il Milan di Sacchi e di Capello. Milan-Roma del 12 dicembre? Sarò come il giocatore che segna ma non esulta. Per rispetto“.