“L’annuncio di oggi rappresenta una pietra miliare del processo che ci porterà a scrivere un nuovo e glorioso capitolo nella vita di questa incredibile squadra“. Così Li Yonghong, presidente della società-veicolo Sine Europe Sports, ha annunciato l’esborso di altri 85 milioni di euro quale caparra per l’acquisto della maggioranza del Milan. Un passaggio attesissimo che assume una grande valenza, a sei giorni dalla chiusura del mercato, quello che poteva sicuramente regalare maggiori soddisfazioni ai tifosi rossoneri. Ma tant’è. Fininvest ora aspetta l’atteso closing per chiudere entro fine anno l’operazione. Intanto, 100 milioni (gli 85 di oggi e i 15 versati al preliminare di un mese fa) sono in cassaforte. Con buona pace di tutti. E ora?
La strada verso la chiusura dell’affare è ancora ricca di puntate da scrivere. Il Milan è stato valutato 740 milioni, tenendo conto della situazione debitoria stimata in circa 220 milioni. A conti fatti, si tratta di 520 milioni sul piatto, secchi per Fininvest. Resta l’interrogativo sul perché non chiedere, da parte dei nuovi compratori, di immettere i primi soldi sul mercato per costruire una squadra potenzialmente più idonea all’approdo in Champions League. Un discorso di prospettiva, visto che i nuovi proprietari, da gennaio, si troveranno in mano una società che forse non vedrà la massima competizione europea per due esercizi di bilancio.
Questione di fiducia, si può dire. Quella che magari non si è riposta in Adriano Galliani per dargli in mano una borsa più ricca di denaro rispetto al portafoglio vuoto col quale si è presentato in giro per mezza Europa. Eppure il cambiamento era alla portata anche ai primi di luglio quando sembrava che Nicholas Gancikoff fosse l’uomo dal quale dipendevano i “no” e i “sì” di Casa Milan. Il conto alla rovescia verso la verità è appena iniziato. In Cina come a Milano.