Il Milan non è passato ancora nelle mani dei cinesi, quindi sulla carta è formalmente nelle mani di Silvio Berlusconi, il quale, però, dopo l’uscita dal San Raffaele per l’operazione al cuore dello scorso cinque luglio, pare essersi defilato definitivamente, quasi come se attendesse solo che la cordata asiatica metta definitivamente le mani sulla creatura da lui resta grande negli ultimi trent’anni.
Emblematico è il fatto che da una trattativa per l’acquisizione iniziale del 70% si sia passati oggi a discutere del 100%, con Berlusconi che resterebbe esclusivamente come presidente onorario, senza alcun potere decisionale. Proprio il vuoto di potere venutosi a creare in questa fase di transizione sta danneggiando e non poco il momento attuale del Milan, trovatosi di colpo senza una guida.
L’ultima dimostrazione, afferma oggi Il Corriere dello Sport, l’ha avuta Adriano Galliani, che qualche giorno fa si è recato ad Arcore per cenare con Berlusconi: l’ad ha chiesto al presidente qualche sacrificio economico per portare avanti il mercato e di fare da mediatore coi cinesi e con Gancikoff, ma il patron si è chiamato fuori negando al suo storico braccio destro entrambe le richieste.