Annunciata ma non ancora ratificata, peggio rinviata a più riprese. Di posticipi sulla firma del preliminare ce ne sono già stati abbastanza, anche se non hanno quasi mai impensierito le parti le quali sono d’accordo di non potersi permettere di superare il limite di fine luglio. La prossima settimana potrebbe essere quella davvero decisiva, mentre è già stato stabilito che fra il signing e il closing si arriverà a settembre senza particolari conseguenze a livello societario. A differenza del mercato.
I soldi della caparra restano legati al passaggio di consegne ai cinesi, quindi Galliani spera nell’autografo al più presto perché solo così sarà in grado di girare l’Europa con il portafoglio, evitando di bloccare gli acquisti sperando che mantengano la parola o non vengano soffiati dalla concorrenza. Negli accordi, ricorda La Gazzetta dello Sport, è stato chiarito che i compratori investiranno 400 milioni da qui al 2020 e 100 nel loro primo esercizio. Ma in mancanza del tanto atteso nero su bianco, i margini di manovra dei rossoneri dipendono esclusivamente dalla cessioni. Dunque la vendita della maggioranza della società non scatta ancora e la campagna di rafforzamento della squadra di Montella procede a rilento (anzi sembra proprio ferma). I tecnici impegnati nell’operazione lavoreranno anche nel weekend, costantemente a contatto per confrontarsi e concordare ogni clausola e dettaglio legale.
Intanto viene nuovamente smentito l’affare fatto di Robin Li. Ieri la CCTV aveva annunciato che il cofondatore di Baidu nonché quarto uomo più ricco della Cina si era di fatto ufficialmente impadronito del 70% del Milan grazie a una proposta di circa 390 milioni di euro. Cifre e quota diverse rispetto alle basi piantate dalla cordata rappresentata da Sal Galatioto e Gancikoff, che non a caso hanno preso le distanze (come Fininvest). A prescindere dai nomi, comunque, contano le possibilità economiche.