Quante cose possono cambiare in un anno. 12 mesi, 365 giorni, un fiume di parole in mezzo ed il campo, il crudele ed inequivocabile campo, che sentenzia tutte le speranze estive. Le chiacchiere sotto l’ombrellone, i sogni ipotizzati dell’estate 2015 si sono frantumati al cospetto di un altro anno horribilis vissuto su più fronti: Milanello, San Siro e Casa Milan. Il mercato della scorsa stagione aveva regalato un nuovo respiro internazionale per il volto offensivo del Diavolo, fuori Destro e Pazzini, spazio a Bacca e Luiz Adriano. Ad un anno di distanza, la coppia d’assi è svanita, smembrata dal mercato, dagli infortuni e non solo.
È un fatto innegabile, ed i commenti sui vari social sono ancora lì a testimoniarlo: il tifoso rossonero si illuse e si innamorò di quel duo così esotico, così luccicante, così sfavillante. Ora siamo qui, a raccontare come qualcosa, evidentemente, non abbia funzionato. Il supporter era tornato realmente con quegli occhi pieni di speranze, ben coadiuvati dalle spese per portarli a Milano. È andata come nessuno sperava andasse. Si riparte nuovamente da zero, nuovamente da capo, nuovamente senza punti di riferimento. Bacca è ad un passo dalla cessione, West Ham o Atletico Madrid che sia, scenario difficilmente ipotizzabile solo qualche mese fa, quando abbracciava la figura di leader offensivo e autentico capocannoniere con 18 reti. Status da intoccabile si diceva, così non sarà. Ancor più grottesca la vicenda della punta brasiliana: in gol all’esordio contro il Perugia, è poi sparito dai radar tra una cessione truffaldina in Cina ed una infinità di infortuni. Bacca via, Adriano congelato in panchina. Cosa resterà di ciò che si è sbandierato fino a pochi mesi fa?
Montella, volente o nolente, rientra nel discorso cessione del colombiano. Le parole, non poi così entusiastiche in conferenza stampa, furono un primo segnale, non recepito dai più. Ora che il cafeteros si trova ad un passo dal lasciare Milano, pensare ad un sostituto diventa la priorità per il fronte offensivo del Diavolo. Gli anglofoni lo direbbero fair and square, noi in maniera forte e chiara: il solo Leonardo Pavoletti non può bastare. Indicato come primo nome papabile per il post Bacca, il buon Pavoloso non può essere sufficiente. Le caratteristiche ed i movimenti potrebbero anche ricordare quelli dell’ex Siviglia, ma il fiuto sotto porta, l’esperienza internazionale e l’appeal mediatico non possono essere paragonati. Può una batteria formata (al momento) da Lapadula, Niang, Suso, Matri, Luiz Adriano, Menez e (il probabile innesto) Pavoletti confrontarsi con il desiderio di rinascita e rivincita meneghina? Sulla carta, la risposta pare ovvia.