Milan ai cinesi: 750 milioni per il 71%, 100 per l’estate. C’è Robin Li, no nuovo stadio

Sono ripresi i contatti fra Fininvest e i cinesi per arrivare a siglare un documento d’intesa entro il 30 giugno. Un passaggio tecnico ma decisivo dell’operazione sarà la costituzione del veicolo con il quale Robin Li, i fondatori del gruppo Evergrande, il colosso statale dei liquori Kweichow Moutai, un immobiliarista e un operatore del mondo dei beni di consumo proveranno a conquistare la maggioranza della società rossonera.

Secondo indiscrezioni, non dovrebbe trattarsi né di un fondo d’investimento né di una newco ma di un special purpose vehicle, ossia di una società di scopo che verrà creata a breve all’estero; non in Lussemburgo, ma più probabilmente a Hong Kong o negli Stati Uniti, lì dove opera l’advisor Sal Galatioto. L’affare ruota attorno a una valutazione del club di 750 milioni (compresi i debiti, 190) e la cordata orientale punta a rilevare il 71% del capitale: il restante 29% resterebbe alla holding di via Paleocapa, ma nel medio periodo è destinata sempre nelle mani del pool di investitori made in China. Resta ancora da raggiungere un accordo sia sulla governance – Galliani dovrebbe rimanere almeno nella fase di transizione, invece non è dato sapere se anche Barbara Berlusconi resterà nel CdA – che sulle reali garanzie economiche pretese da Berlusconi. Ecco perché i tempi potrebbero allungarsi a luglio, nonostante la scadenza dell’esclusiva. In ballo ci sono 400 milioni mirati a investimenti e bilancio, ma le modalità di intervento sono da concordare.

barbara berlusconi gallianiCertamente, all’inizio è prevista una prima ricapitalizzazione da 100 milioni che servirà a mettere in sicurezza i conti del Milan e ad affrontare il mercato. Al momento, chiude MF-Milano Finanza, sul tavolo non c’è il dossier del nuovo stadio dei proprietà, ritenuto non prioritario a livello di sviluppo del business considerati pure gli elevati costi realizzativi.

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