Berlusconi-cinesi, cala il gelo. È l’unico a non voler vendere

Trattativa congelata, per qualcuno già sotto zero anche se può risalire in tempi brevi. Ma in questo momento la cessione del Milan ai cinesi è più lontana, nonostante ogni parere delle parti coinvolte – escluso quello decisivo di Berlusconi – proseguono a confermare la regolarità dell’operazione in svolgimento. In realtà Silvio, al di là del ricovero di ieri, è tornato ad avere pesanti dubbi sull’opportunità di mollare.

La stesura del corposo contratto da sottoscrivere nel caso in cui si arrivasse all’intesa preliminare (quella che impedirebbe un dietrofront a meno di costose penali poi da pagare) può anche andare avanti ma non vuol dire che il presidente firmerà. Nemmeno gli investitori coinvolti – i nomi? – sono soddisfatti della piega che ha preso la vicenda: vogliono ancora la maggioranza, sottolinea il Corriere dello Sport, però restano sconcertati di fronte all’atteggiamento del Cavaliere: dalle battute, che Galatioto ha dovuto faticosamente spiegare e gestire, alle perplessità manifestate in pubblico. Il consorzio crede di aver già messo parecchio sul piatto: un miliardo e mezzo per l’acquisto, il potenziamento della squadra, lo sviluppo commerciale e l’ammodernamento di San Siro o un nuovo stadio. Impegno e serietà non sembrano mancare da parte loro, eccessivo pretendere di più molto prima considerato pure il confermato ruolo da presidente onorario offertogli per i prossimi 2-3 anni; nemmeno la presenza della figlia Barbara è in discussione.

Berlusconi Barbara Galliani MilanelloMa non basta ad allontanare dalla testa di Berlusconi la voglia di restare al comando: per ora rifiuta l’esempio di Moratti e respinge i consigli di vendere dei figli e di Fininvest. I giochi sono aperti, rischiando seriamente di chiudersi in ritardo (verso il 20 giugno) sia per le sue condizioni che per il ballottaggio elettorale. A meno di un piano C a sorpresa, ovvero il classico Mr. Bee.

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