Dall’interno si dovrebbe aver maggiormente chiara la situazione, anche se così non appare. Il Milan in questo momento sta vivendo una situazione di smarrimento dovuta all’eccessivo coinvolgimento emotivo che chi deve gestire la società prova nei confronti della squadra. Speriamo bene che ogni scelta di Silvio Berlusconi, sia quando ha deciso di vendere Ibra e Thiago Silva sia quando ha cambiato Mihajlovic per Brocchi, sia stata ponderata, come dice lui, in vista di futuri risultati.
Purtroppo la realtà la dice in maniera differente. La promessa di un gioco migliore con Brocchi passava da alcuni punti fondamentali: primo, la presenza di un rombo di centrocampo con trequartista ufficiale Boateng. Secondo, un Balotelli che sarebbe stato in grado di raggiungere medie realizzative consone al suo potenziale tecnico. Terzo, il possesso palla avrebbe dato verticalità alla manovra e maggiore imprevedibilità alla squadra. Nulla di tutto ciò è avvenuto: il trequartista ha riportato alle vecchie difficoltà di copertura degli spazi in fase difensiva; Boateng e Balotelli hanno deluso; e il possesso palla, che sì è arrivato, ha solamente dato una noiosa circolazione orizzontale che spesso fa ristagnare il Milan a metà campo e anzi scoprendosi a ripartenze da buona posizione per gli avversari: Frosinone ne è un esempio lampante.
Allora se le scelte di Brocchi, ampiamente avvallate da Berlusconi se non addirittura sospinte da lui, come possono risultare la mossa vincente in vista della finale di Coppa Italia? Come può considerarsi la scelta di affidare la panchina a Brocchi la scelta ottimale per questo Milan? Noi ci sentiamo in dovere di fare tanto di cappello a mister Brocchi, poiché sta lavorando con spirito e serietà: il problema risiede nelle analisi ambientali che precedono le scelte dirigenziali. Da valutazioni sbagliate nascono con molta probabilità decisioni sbagliate: questo è il Milan ora.