Il “giuoco” è bello, parola di Presidente. Allo stillicidio calcistico al quale sono sottoposti da qualche anno i tifosi rossoneri, si è aggiunta puntualmente un’altra delle purtroppo frequentemente coniate pietre miliari da parte di Silvio Berlusconi. Più che pietra, un vero e proprio macigno che ha schiacciato le residue speranze di poter ancora aver a che fare con l’unica vera verità, ovvero quella del campo.
Quello che sarebbe dovuto essere un messaggio diretto alla tifoseria rossonera in piena contestazione, è risultato essere un harakiri a tutti gli effetti. Mi perdonino gli antichi samurai se ho osato utilizzare una metafora citando uomini pronti a morire per difendere l’onore, qui da difendere ci sono solo interessi personali. Sì, proprio gli stessi interessi che hanno voluto che la storia di Berlusconi si incrociasse con quella del Milan, quelli politici e imprenditoriali. In quelle parole ho avuto la conferma di quanto fosse preoccupato più della perdita di consenso, piuttosto che della rabbia e delusione di una tifoseria tradita e presa in giro da oramai troppo tempo. Le recenti iniziative di protesta organizzate dal mondo del web, hanno infatti costretto il Presidente a riflettere molto. Non certo su quando e come vendere il Milan, questo è ancora presto per dirlo. Bensì sulle modalità con la quale questo dissenso sia stato espresso. Abituato alle curve che nella storia si sono portate l’onore e onere di rappresentare i tifosi e i relativi umori, Silvio ha scoperto quanto sia duro avere a che fare con quei “numeri” ostentati da tutto l’Ac Milan durante gli eventi marketing in raccolta di soldi, ovvero il numero di tifosi. Numeri che nascondono dietro persone vere, appassionati veri. Uomini e donne, anziani e giovani in carne d’ossa per i quali il Milan è molto più che una squadra di calcio. I nostri colori, queste persone, li amano incondizionatamente e sono sicuro che nessuno di loro avrebbe avuto bisogno di un gobbo da leggere, per parlare pochi minuti della passione più grande che ci accomuna, il Milan.
Numeri dicevamo, che hanno gridato la loro frustrazione lanciando un semplice hashtag (#SilvioVendi, ndr) che ha presto raggiunto le vette in tema di popolarità. Utilizzati con fermezza ma con altrettanta educazione, i social network sono stati quindi il mezzo per urlare il malcontento della tifoseria, direttamente al Presidente. “Chi se ne frega di questi tastieristi che si nascondono dietro un personal computer. Per me non sono neanche reali”, sentenziavano alcuni giornalisti nostalgici della penna e del calamaio. “Ma davvero credete che Silvio Berlusconi vi risponda?”, aggiungevano gli scettici. Entrambe le fazioni, sono state invece sbugiardate da chi proprio volevano difendere. Uomo non più fresco e carismatico come negli anni ottanta, il Cavaliere rimane però il creatore della “comunicazione mediatica” e come tale ha annusato velocemente il pericolo di questi civili segnali di dissenso.
Non mi è mai piaciuto unire il sacro al profano. E per sacro intendo ovviamente il Milan, ma a tifoso arrabbiato, corrisponde potenzialmente un elettore arrabbiato. E questo lui lo sa.
Il resto del messaggio entrerà di diritto nelle cineteche della comicità italiana. Esilarante la parte in cui definisce migliorato il giuoco della formazione rossonera. Posizionato accanto alle pellicole di Paolo Villaggio e Renato Pozzetto, il file lanciato nella rete da Berlusconi è risultato una compilation di assurdità in grado di fare ridere anche il maggiordomo della Famiglia Addams. Peccato che ci sia in gioco il futuro del nostro Milan e che di ridere i tifosi milanisti non ne abbiano nessuna voglia. Silvio Berlusconi ha fatto quindi un ennesimo passo falso nella sua scalata alla riconquista dell’amore dei suoi tifosi. Ma ormai è troppo tardi davvero e le richieste di mollare tutto, arrivano oramai da tutte le parti. Le voci di una volontà dei figli di liberarsi del fardello Milan; i consigli delle persone a lui vicine e infine adesso la totalità della tifoseria che ingiustamente ritiene ingrata, chiedono lui un passo indietro. Gli highlanders del “Oh mio divino (ex) Cavaliere” domandano piccati chi vorremmo al suo posto. Io pongo loro la domanda: “Dite di amare il Milan, ma per quanto tempo siete disposti a vederlo trattare così?”.
Vi aspetto su Twitter (@nonevoluto), sul gruppo Facebook Milanisti Non Evoluti e sulla pagina “Milanisti Non Evoluti 2.0″. Non prima di aver digitato un sentito e doveroso, #SilvioVendi
Alessandro Jacobone