Nuovo prestigioso appuntamento con Luca Serafini, noto giornalista Mediaset, grande conoscitore delle vicende rossonere, nonché opinionista e scrittore. Ecco l’intervista rilasciata in esclusiva a SpazioMilan poco prima della sfida contro il PSG a Dubai.
Il Milan è reduce dalla preparazione fisica in Dubai e oggi ci sarà l’importante test contro il Psg. In che condizioni si presenterà la squadra in questa seconda fase della stagione?
Normalmente la squadra si presenta in buonissime condizioni a gennaio, per poi avere qualche difficoltà a febbraio, ma tutto è programmato affinché il Milan stia bene nei tre mesi finali che contano. E’ un periodo di preparazione che da qualche anno è diventato fondamentale e ha sempre dato dei buoni risultati. Mi aspetto, quindi, un gennaio buono per il Milan, che era arrivato stanco alla fine dell’anno, con tre partite tra Bologna Siena e Cagliari non proprio brillanti come quelle precedenti. Ha fatto 7 punti ma in modo meno brillante dei due mesi precedenti.
Quella contro il Psg sarà indubbiamente una partita speciale: dopo il lungo corteggiamento di Leonardo, Carlo Ancelotti ha accettato la panchina dei francesi, e il destino ha scelto il Milan come primo avversario.
E’ una sfida particolare per Ancelotti, non è poi così vero che il Paris Saint Germain non possieda un’aurea internazionale. Ce l’aveva negli anni ’80, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, poi a Parigi ci sono troppe cose più belle del calcio per potersi appassionare alla squadra. Adesso la sfida è diventata interessante, e anche abbastanza facile se vogliamo, perché il campionato francese è una scommessa facile, e la scommessa più difficile è quella di ridare un livello internazionale alla squadra. Diciamo che l’esperimento assomiglia moltissimo a quello del Manchester City per le caratteristiche, per la proprietà, per la scelta dell’allenatore italiano. Quest’anno il City ha avuto un comportamento nettamente diverso tra il campionato e la Champions League, dove è inesperto, anche se è stata l’unica squadra di tutti i gironi a essere eliminata con 10 punti. Quindi è sempre più difficile dare un livello internazionale alla squadra piuttosto che nazionale, soprattutto in Francia. Mi rendo conto che rispetto alle offerte economiche che Ancelotti ha ricevuto, e di fronte al progetto sportivo del Psg, era obiettivamente un po’ difficile dire di no, anche perché le prospettive future di Ancelotti rimangono molto importanti, vuoi la Roma o la Nazionale, per cui questa è una tappa della sua carriera che può dare soddisfazioni. Oltre al Milan, oggi Ancelotti incontrerà Pato, che è un suo pallino. Carlo è allo stesso modo severo come Allegri nelle critiche, ma forse più paterno nel rapporto; Pato al tempo aveva 17 anni, l’ha fatto crescere, è il suo primo critico, il suo primo maestro ed è quello più esigente.
A proposito di Pato: con le sue recenti dichiarazioni, il giocatore ha manifestato un certo disagio, sembrerebbe avere il famoso “mal di pancia”… L’arrivo di Ancelotti a Parigi potrebbe davvero aprire le porte alla cessione del Papero?
Io non credo che Pato abbia “mal di pancia”, da quello che mi risulta Pato al Milan sta bene, si è ambientato, è legato ai compagni e questa storia della convivenza con Ibrahimovic è molto una leggenda metropolitana. In campo si vede che Ibrahimovic lo cerca esattamente come cerca tutti gli altri compagni; che poi sia severo nei suoi confronti come lo era con Balotelli all’Inter, questo è un altro discorso. Nei confronti di Pato, però, severi lo sono un po’ tutti: un anno fa a Lecce i suoi compagni di squadra lo mandarono platealmente a quel paese; l’anno scorso poco prima di Natale era stato fischiato a San Siro; Allegri ha avuto parole dure per lui. Tutto questo riguarda la crescita di Pato, che caratterialmente, tatticamente e come atteggiamento onestamente non sembra essere cresciuto in questi 4 anni. Lui si fa bastare un gol ogni due partite, ma per essere uno dei più grandi, questo non basta. Dovrebbe iniziare a segnare di più, anche perché quest’anno la media non è di un gol ogni due partite, e ad essere più presente in partita, farsi sentire anche quando non segna. E’ questo quello che si chiede a Pato, non la convivenza con questo o con quell’altro giocatore. Io non penso che lui sia in partenza, non certamente a gennaio. Penso, invece, che il trasferimento a Parigi non sarebbe una buona occasione per crescere, nel campionato francese non si cresce. Se lui ha possibilità e margini di crescita, potrebbe averli assolutamente al Milan, in campionato e in Champions League.
Le dichiarazioni pepate rilasciate “contro” Allegri, agli occhi del Papero colpevole di non seguirlo abbastanza, di non aiutarlo a migliorare, a causa dell’assenza di dialogo, potrebbero davvero costituire un problema e portare la società ad una dolorosa scelta?
Conosco molto bene l’ambiente e lo spogliatoio del Milan, so che i giocatori parlano fra di loro, lo staff tecnico è uno staff importante, c’è Mauro Tassotti che è adibito alla crescita individuale dei giocatori, c’è il tattico Andrea Maldera che lavora molto sugli schemi…Mi riesce molto difficile pensare ad una mancanza di dialogo. Probabilmente Pato era stanco delle critiche, Allegri lo ha ripreso due o tre volte, gli è stato chiesto qualche cosa…C’è un momento di insofferenza da parte sua perché sente crescere la critica. D’altronde crescono le aspettative nei suoi confronti, lui non deve rispondere in maniera permalosa, ma dovrebbe invece rispondere sul campo, in tutti i modi, sia in allenamento che in partita. Oggi Pato non è fra i primi 10, forse neanche 20, giocatori del mondo se pensiamo a Messi, Ronaldo, Rooney. E questo per colpa sua, perché ha le potenzialità per essere uno dei primi 10. Ad oggi, però, è un giocatore che non potrebbe mai lottare per il Pallone d’Oro, non lotta nemmeno per la classifica cannonieri in Italia e in Europa. Tanti rispondono che a 22 anni altri giocatori non avevano neanche fatto la metà di quello che ha fatto Pato, però è difficile trovare un giocatore che a 22 anni giocava nel Milan già da 4 anni e non era cresciuto. Questa è la contraddizione. Pato è un caso, un caso da discutere, ma è un caso che dipende da sé stesso. Deve capire che è il momento di fare il salto di qualità.
Capitolo mercato: a che punto è la trattativa per arrivare a Tevez?
Credo che non ci saranno sorprese, Tevez sarà del Milan prima della fine del mercato. Il Milan sperava di portarlo a Dubai ma non c’è riuscito. Tevez è un grandissimo giocatore anche se non può giocare la Champions League; ricorda gli acquisti di Cassano e Van Bommel dell’anno scorso a gennaio, che hanno dato una grande mano al Milan a vincere il campionato. Tevez è un giocatore di grandissimo livello e di grande qualità, certamente con un carattere particolare, ma è uno ama vincere, che ha fame di vincere, che vuole vincere, e quindi fa di tutto per questo. Arriva a 27 anni in un club come il Milan, dove riescono abbastanza facilmente a incanalare giocatori come Ibrahimovic, Cassano, Tevez, verso dei comportamenti e degli atteggiamenti più responsabili. Tecnicamente comunque è straordinario, un giocatore eccezionale. Seguo il Milan da 26 anni e non mi ricordo, durante la gestione Berlusconi, che la società si sia mai esposta così tanto nei confronti di un giocatore prima di averlo acquistato e poi non averlo acquistato.
Nell’ultimo periodo si è parlato molto anche di Keita, centrocampista non più giovanissimo su cui il Milan sembrerebbe voler puntare per la prossima stagione.
Il Milan ormai da diversi anni, direi dall’acquisto di Stam, punta su giocatori fatti, su giocatori affermati che possono darti qualcosa per un anno o due perché ha bisogno di vincere subito e tornare ad alti livelli. Fa delle scommesse ogni tanto, dei giovani, parliamo di Merkel, Strasser, in passato di Albertazzi e Marzoratti. Abate, per esempio, ha potuto crescere perché è arrivato in un periodo in cui il Milan non aveva la sfida della vittoria, la differenza con l’Inter era troppo grande. La sua crescita è passata attraverso Ancelotti e Leonardo, ma in un altro momento difficilmente il Milan avrebbe aspettato. Il Milan comunque è abituato a prendere giocatori di una certa età, ogni tanto sbagliando, come con Emerson, ogni tanto prendendoci come nei casi di Stam, Van Bommel. Quindi Keita potrebbe dare una mano per la prossima stagione e magari quella dopo. Poi se nel frattempo Merkel e Strasser diventassero quello che il Milan spera che diventino, il futuro potrebbe essere loro.
Scontato, invece, l’addio di Pippo Inzaghi?
Mi dispiace molto per la sua situazione perché sono assolutamente convinto che Inzaghi non meriti di essere emarginato nel Milan. Ultimamente lo vedo e ci parlo spesso, e non mi risultava che non si allenasse da 45 giorni. Mi risulta, invece, che abbia una grande voglia e che preferisca giocare 20 minuti al mese nel Milan che 90′ tutte le settimane in un’altra squadra. Ha ancora fame di record, in Italia quello di Baggio, in Europa quello di Raul. Sono assolutamente convinto e l’ho visto anche nei rarissimi quarti d’ora in cui ha giocato in questa stagione che lui possa dare ancora qualcosa. Ricordo in passato un giocatore come Daniele Massaro, che era diventano fondamentale nelle sue ultime stagioni proprio con degli spezzoni, e comunque a prescindere dalla questione tecnica penso che non meriti questo tipo di emarginazione, le tribune, le non convocazioni. L’avrei trattato diversamente. Inzaghi è una bandiera, forse come e più di Totti, di Del Piero, perché al Milan ha contribuito a vittorie importanti, e non mi sembra giusto emarginare e accantonare giocatori di questo livello. Lui è convinto che sia meglio rimanere al Milan in ogni caso, bisognerà che ci sia un confronto schietto con Allegri. Di certo se non fosse inserito nella lista Champions potrebbe andare a cercare i suoi record in un’altra squadra, ma in questo momento è difficile. Napoli e Inter non sono destinazioni gradite, le squadre che giocano in Champions sono queste e se Pippo vuole inseguire il suo record europeo dovrebbe andare all’estero. Sarà una valutazione da fare con molta attenzione. La società l’anno scorso è stata molto chiara con Ambrosini, Seedorf e Pirlo, ognuno ha fatto le sue valutazioni, adesso è il momento di essere chiari anche con Pippo.