Bonaventura si è perso, e non sa tornare. Milan-Juventus, nonostante il ko, ha mostrato segnali incoraggianti in casa rossonera sia dalla squadra, decisamente più battagliera, concentrata e pericolosa rispetto alle ultime settimane, sia da qualche singolo in ripresa, come Kucka, Montolivo e soprattutto Balotelli: Super Mario, dopo tante critiche e tanto parlare, ha (finalmente!) sfoderato una prestazione convincente e concreta. Jack, ancora una volta, è parso invece sottotono, abulico e inconcludente: un Diavolo nel complesso positivo ha visto steccare uno dei suoi uomini più importanti, l’ago della bilancia tanto in fase di non possesso palla quanto in quella di proposizione del gioco.
Non solo Milan-Juve: l’involuzione di Bonaventura arriva da lontano. Tutto il 2016, per il ragazzo di San Severino Marche, è un anno di calo: prestazioni deludenti e poche reti (solo due in Serie A da gennaio, ndr) hanno acceso un preoccupante campanello d’allarme per Mihajlovic. L’ex Atalanta, d’altronde, è un giocatore fondamentale nell’economia del gioco rossonero. Jack è tra i pochi in grado di creare superiorità numerica e di rifinire per i compagni, ma soprattutto è l’unico in grado di agire con profitto da esterno sinistro di centrocampo: un “11” atipico, con licenza di accentrarsi sul piede preferito e di giocare tra le linee, decisivo per innescare le punte e accendere la luce. Ma ieri e nelle ultime settimane è mancata la sua qualità nelle giocate, negli 1 vs 1, nei passaggi e (come troppo spesso accade) nelle conclusioni a rete. E il Milan di quest’anno, mediocre, lo paga a caro prezzo.
Un calo che, però, non può essere figlio solo di un fisiologico scadimento di forma e dalla stanchezza per una stagione lunga e logorante. Certo: Bonaventura ha fatto e sta facendo gli straordinari, “costretto” da una rosa inadeguata e dal suo peso negli schemi del tecnico. Ma la flessione non può ridursi solo a questo: nella recente sosta per le Nazionali, ad esempio, è rimasto sostanzialmente a riposo causa febbre, rispedito a casa dal c.t. Conte. Che sia anche un problema di testa? Di una cattiveria “provinciale” e di una fame smarrite dopo due anni di Milan? Forse. Ciò che importa, però, è che Jack torni. Alternative o soluzioni diverse, soprattutto in ottica finale di Coppa Italia, non ce ne sono: il numero 28 è troppo “unico” e insostituibile per Mihajlovic. Da qui al 21 maggio, il giorno più importante della stagione 2015/2016 e dell’ultimo quadriennio milanista, la mission è chiara: ritrovare Bonaventura.