Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano Mi-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).
Da Londra 1963 a Manchester 2003. Da un capitano all’altro. Con lo stesso glorioso cognome, per il Milan e per la Nazionale: Maldini. Ricordare oggi il Cesare rossonero non può non far pensare ad una dinastia che ha scaldato i cuori di tutti i tifosi milanisti. La sua scomparsa evoca emozioni, ricordi, dolore e nostalgia per tanti Milan che furono e che da troppi anni non sono più. Da giocatore Cesare Maldini fu il primo capitano a sollevare una Coppa dei Campioni, a Wembley, contro il Benfica di Eusebio. E il destino volle che quarant’anni dopo, il figlio Paolo, a non troppi chilometri di distanza da Londra, in quell’Old Trafford tutto italiano, sollevasse la Champions strappata ai rigori alla Juventus.
Schietto, sincero e, proprio per questo, tagliente, il Cesare degli ultimi anni non era proprio uno che si risparmiava anche nelle dichiarazioni. Da garbato e affabile gentiluomo qual era, anche con SpazioMilan dialogò lungamente sull’attualità rossonera in almeno quattro circostanze. Il 6 maggio 2012, in un colloquio esclusivo, ricordò il leggendario 6-0 rifilato all’Inter nel derby di ritorno della stagione 2000/2001, quando subentrò in corsa ad Alberto Zaccheroni sulla panchina rossonera: “Credo che sia stata una delle vittorie più sensazionali, ma che oggi come oggi sia impossibile ripetere. Sono passati più di dieci anni, il calcio è cambiato ancora e difficilmente vengono fuori partite così con squadre di alto livello in campo”. E sempre in quel frangente parlò dei nipoti, argomento raramente toccato in altre occasioni: “Christian è bravo, ma anche Daniel se la cava bene. Mio figlio pretende che studino e, vanno male a scuola, Paolo non li porta agli allenamenti“.
Un anno dopo, in un altro frangente, Cesare ricordò l’insegnamento della “fatal Verona”. Era il 23 agosto 2013 e il Milan stava per iniziare una nuova difficile stagione: “Quella giornata, paradossalmente, ci ha insegnato tanto: ci ha fatto capire che non bisogna mai dare nulla per scontato, ad esempio”. Fu una sorta di profezia, visto che proprio al Bentegodi il Milan di Allegri perse 2-1 alla prima di campionato. Ma il 20 marzo 2014 l’ex capitano si lasciò andare a qualche dichiarazione più velenosa in relazione ai problemi del Milan di oggi: “Il rapporto tra Galliani e Barbara Berlusconi è conflittuale ed è sintomo di malumore. E’ la prima volta che succede al Milan in tanti anni. I responsabili di questa disfatta devono andarsene, che siano in campo o nella dirigenza non importa. Devono farsi da parte. Credo che la Famiglia Berlusconi sappia tutto, saprà sicuramente quali sono i reali problemi. Il Presidente non c’entra nulla, l’unico responsabile è Galliani”. E pochi mesi dopo, con Filippo Inzaghi in panchina, il 18 novembre Cesare Maldini sentenziò proprio su queste pagine: “Non mi sembra ancora una squadra pronta a lottare per i primi posti”.
Insomma, nel bene o nel male, era proprio uno che dall’esterno continuava a vederci lungo. L’auspicio è che tra tutte queste parole si possa avverare un futuro roseo per i nipoti, magari con un’altra Champions sollevata al cielo d’Europa da un capitano con quel glorioso cognome. Rip, caro Cesare. Domani, alle 11.00, in Sant’Ambrogio, saremo lì a onorarti come un vero Campione. Di sport e di vita.
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