Alex è stato intervistato da “Forza Milan!“, il mensile ufficiale rossonero. Queste le dichiarazioni del difensore brasiliano.
Nato a Rio, mai stato al Flamengo: “In quella squadra il mio idolo era Romario, che insieme a Ronaldo sono i più che abbiamo mai visto. Io ho iniziato in una piccola squadra di San Paolo, la Juventus, dopo sono andato al Santos con Robinho. Lui era già professionista da un anno, io l’ho avuto come compagno sei mesi dopo. Nel 2002 abbiamo giocato lo stesso campionato“.
Se riguarda le sue partite: “Preferisco di no, specie quelle in cui abbiamo perso… Però il derby me lo sono rivisto volentieri. Mi piace osservare le gare delle squadre della mia carriera“.
Il paese migliore: “Il Brasile, perché ci sono le mie radici. Quella è casa mia, ho anche una grande famiglia, anche se io e mia moglie amiamo pure Londra“.
Dopo il calcio: “Quando smetterò, credo che uscirò da questo mondo e cambierò, senza lavorarci ancora in un ruolo diverso. Andrò allo stadio da spettatore, quello sì“.
Quanto pesa andare in ritiro? “Tanto, tanto (ride, ndr), ma è necessario perché così riposo. Ti fa esprimere meglio“.
Si gioca ancora per passione o per soldi? “Entrambe. La passione è importantissima, così come l’opportunità di essere al Milan dopo le esperienza con PSV, Chelsea e PSG. Ma anche i soldi hanno il loro peso“.
Polemica sul calendario: “Qualche volta non c’è rispetto del fisico. L’atleta deve riposare, altrimenti non c’è la stessa qualità e intensità. Non mi piace. Per giocare una bella sfida dovrebbero passare come minimo 4 giorni. Solo Kucka può giocare ogni giorno, incredibile…“.
Perché? “Non è il fatto di avere la testa giusta, che serve, ma ad un certo punto devi fermarti. Lui no, si allena e corre sempre. Eppure è sceso in campo il giorno prima“.
Sul proprio carattere: “Mi arrabbio solo in campo. In generale mi piace aiutare il prossimo, sono generoso“.
Sul fisico: “In passato mangiavo e uscivo dopo le varie prestazioni, adesso mi metto sul sofà e non mi muovo. Mi fa male tutto: schiena, ginocchio. Verso i 32 anni non è facile recuperare“.
Su Ancelotti: “Bello lavorare con lui, fuori dal campo è buonissimo. Parla e dà grande rilevanza a tutti i giocatori, titolari e riserve: bravissimo. A Parigi, una volta, siamo andati a mangiare ed era quasi l’una di notte: Lavezzi l’ha chiamato al telefono per invitarlo ed è arrivato dopo mezz’ora cenando con noi. Se sbagli te lo dice. Ibra aveva grande rispetto per Carlo e non lo contraddiceva mai“.
Lo shock in Olanda: “Faceva un freddo… Il momento più difficile. Nel primo mese pensavo addirittura di tornare in Brasile, pregavo i dirigenti per riprendermi: lì ero diventato famoso, nel PSV invece nessuno parlava con me, dovevo solo lavorare. Però Hiddink ha fatto la differenza e lo ringrazio per la gestione: mi parlava in spagnolo, mi stava vicino“.
Emozioni rossonere: “Tifo per il Milan e mi sento milanista al 100%. Che bellissima soddisfazione il gol di testa nel derby!“.