Un “semplice” equilibratore. Montolivo-Milan, finalmente sposi

La sorpresa delle sorprese: Riccardo Montolivo. Tra le tante note liete di ultime queste settimane milaniste, fioccate a grappoli con un Diavolo (finalmente) continuo e con un ritmo che autorizza sogni Champions, non può che esserci anche un capitano in grandissimo spolvero. Probabilmente, il migliore a tinte rossonere che esalta Mihajlovic e lo riempie di enorme soddisfazione. Il recupero del Monto, d’altronde, è la più importante e forse la più inaspettata novità di questi primi “colpi” di 2016. Perché l’ex viola, dopo un lungo e orribile periodo fatto di infortuni, prestazioni impalpabili e dissenso del pubblico, sta spostando gli equilibri del centrocampo meneghino. Cresciuto esponenzialmente Montolivo, è cresciuto nettamente anche il Milan: la euro-rimonta rossonera sta passando anche per i suoi piedi.

La prima chiave di volta, fondamentale, è stato il cambio di ruolo e di “inclinazione”. Non ci sono dubbi: il ritorno davanti alla difesa ha giovato e non poco sia al Milan sia allo stesso Montolivo. La scelta lucida e consapevole di Mihajlovic di togliere de Jong in favore del “18”, a lungo termine, è stata azzeccata: il Diavolo ha perso inizialmente in sostanza, ma al crescere della condizione fisica del Monto è aumentata anche la sua abilità nel fare legna a centrocampo. E ora, in Serie A, nessuno batte il centrocampista di Caravaggio per quantità di palloni recuperati: ben 107, staccando di 24 lunghezze il secondo in graduatoria (l’atalantino de Roon, ndr). Sostanza che, coniugata alle sue indiscusse doti tecniche, ne fanno un mediano completissimo: nel 4-4-2 rossonero, affiancato da un partner più di gamba e inserimento come Kucka o Bertolacci, è insostituibile per caratteristiche tecniche e intelligenza calcistica.

Tanti ne hanno criticato le scarse doti di leadership e un dinamismo non eccelso, ma serve ricordare quanto Montolivo abbia pagato il ko alla tibia e il conseguente rientro “lento” al calcio giocato. In una squadra scapestrata come il Milan di Inzaghi, peraltro, far bene era davvero complicato: con un gruppo decisamente più coeso e organizzato, come c’è oggi, il capitano è tornato a essere un capace direttore d’orchestra. E se la fiducia nel calcio è una componente essenziale per far bene, spesso a contare è anche la semplicità. Il “18”, per esigenza di Mihajlovic, ha arretrato il proprio raggio d’azione e limitato le giocate rischiose, rinunciando a velleitari preziosismi: del Montolivo delle ultime settimane colpiscono il gioco veloce (massimo due tocchi), l’essere costante riferimento tecnico per i compagni e l’innata capacità di cambiare rapidamente il fronte di gioco. E i tifosi milanisti, scettici fino al midollo verso di lui, si sono definitivamente ricreduti. Non è Pirlo o Rivera né non lo sarà mai, ma questo nuovo, pratico e utile Montolivo piace.

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