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Ormai in casa Milan l’equilibrio dei tifosi e della critica è simile a quello della proprietà. Battiamo in casa la Fiorentina e si parla addirittura di possibile rincorsa al terzo posto. Pareggiamo a Empoli e ritorna il disfattismo e la voglia di cambiare tutto e tutti. Come spesso accade nella vita, la verità sta nel mezzo. E il Milan è proprio una squadra di “mezzo”, cioè di media classifica. Medio-alta se vogliamo. Juve, Napoli, Inter e Roma hanno un organico nettamente superiore al nostro. Noi siamo della fascia di Fiorentina e Lazio. E infatti con queste due ci giocheremo i posti dal quinto al settimo, con possibile inserimento del Sassuolo. Insieme all’Empoli la più bella outsider del nostro campionato. Essere squadre di media classifica significa fare alcune partite bene, altre male e altre così così. Esattamente come, negli ultimi anni, società e proprietà fanno cose buone, altre pessime e altre così così. So che noi tifosi del Milan siamo abituati da 30 anni all’eccellenza e facciamo fatica ad abituarci a questa “aurea mediocritas”. Laddove l’aggettivo “aurea” si attaglia solo agli ingaggi dei nostri giocatori e ad alcune spese folli della società. E non mi riferisco solo al mercato. Ma dobbiamo abituarci.
Per fortuna il presidente pare aver sopito i suoi “zampariniani” istinti di esonero e arriveremo con Mihajlovic fino a fine stagione. Se non altro la scelta più logica per non ricoprirsi di ridicolo e per salvare il salvabile di un’annata che qualcosa di positivo lo porterà. Tra queste cose c’è sicuramente l’esordio di Donnarumma. A proposito apro una parentesi per chi ha criticato la sua doppia incertezza di Empoli. Potevamo pensare che un ragazzo di 16 anni passasse dagli Allievi alla Prima squadra senza commettere errori? Lasciamolo crescere in pace, lasciamolo sbagliare se non vogliamo il suo e il nostro male. Non stiamo a pensare alla classifica o ai punti sprecati. Ne sprecheremo ancora altri, perché non siamo una squadra forte e quest’anno mai lo saremo. Superiamo ‘sto turno di Coppa Italia e apprestiamoci a vivere una finale che comunque sarà da “sfavoriti”. Io personalmente spero di farla contro la Juve perché, in caso di scudetto dei bianconeri, ci darebbe in ogni caso la possibilità di giocarci la Supercoppa di Lega in estate. E poi viviamo serenamente questo derby. Affrontiamo un’Inter che ha perso parte delle proprie certezze e che, con il gol di Lasagna, una delle poche gioie di questa stagione, ha dato virtualmente addio alla lotta per il titolo. Anche qui partiamo da sfavoriti, ma noi, a differenza loro ce la giochiamo senza particolari patemi di classifica. Sì, avete capito bene, senza patemi di classifica perché il terzo posto, bisogna essere realisti, non è alla nostra portata. Almeno per questa stagione.
In quest’ottica va letto il mercato di gennaio. Che è stato un mercato di mero “aggiustamento”. Soprattutto un mercato in uscita: Boateng è entrato al posto di Suso. Cerci ha trovato sistemazione a Genova e in qualche modo abbiamo anche rinviato la questione El Shaarawy a giugno. Il Faraone proverà a rivalutarsi a Roma e poi in estate il nostro nuovo allenatore deciderà cosa farne. Probabilmente se ne andrà anche Nocerino. Mentre le questioni contrattualmente più spinose e onerose, come quelle di Honda, Diego Lopez, Mexes e De Jong saranno sciolte a giugno. Non aveva e non ha senso fare innesti a gennaio tanto per farli. Tanto, purtroppo, non c’è nessun terzo posto da inseguire. L’unica cosa che aveva e ha senso fare a gennaio è comprare giocatori utili per il futuro. Ma per “comprare” ci vogliono i soldi e di soldi Fininvest non ne mette più a disposizione. Né per il mercato né per tutto il resto. Quindi bisogna aspettare di vendere per comprare, cosa che si potrà fare e avrà senso fare a giugno.
Per vendere si intende cedere giocatori che abbiano comunque un valore di mercato e mi riferisco ai vari De Sciglio, Luiz Adriano, Niang e lo stesso El Shaarawy. Solo cedendo questi il Milan potrà acquistare uomini utili per il futuro e magari per inseguire ‘sto benedetto terzo posto l’anno prossimo. L’unica accelerata a questo procedimento poteva arrivare con la cessione in Cina di Luiz Adriano. Una vicenda avvolta nel mistero in cui mi risulta che nessuno fosse certo del buon esito. In nessun momento della trattativa. Ma questo è e rimarrà un mistero. La certezza e i fatti ci dicono che Luiz Adriano è volato in Estremo Oriente e ha impiegato poche ore a capire che quella principesca offerta cinese luccicava molto ma non era affatto oro. C’è qualcuno che invece dopo dieci mesi ancora crede e fa credere ai soldi cinesi. Noi non ci abbiamo mai creduto. Forse perché non abbiamo mai sperato di guadagnarci nulla. Sulla pelle del nostro amato Milan. Con forza ribadiamo: più no che Bee.