Allenatore? Fuori i colpevoli

Un anno in più, non cambia niente. Le Perturbazioni, un noto gruppo italiano salito agli onori della cronaca musicale un paio di anni fa con un pezzo sanremese di successo, intonavano qualche anno fa questo ritornello in uno dei loro brani più famosi. Ora, poche parole così orecchiabili e significative, sono diventate il leitmotiv delle ultime stagioni rossonere che, a gennaio sembrano già irrimediabilmente compromesse. Solo che il tempo passa, gli ultimi successi diventano sempre più dei ricordi sbiaditi e la gente, il vero milanista, perde sempre più la pazienza e si disinnamora sempre più, ma non della maglia (attenzione!), solo e soltanto di questo Milan.

Non piace più a nessuno il modo in cui si cerca di portare avanti la squadra, il modo in cui si fa mercato, si parla al tifoso, si scelgono i giocatori, la continua mancanza di programmazione, il vuoto di cariche dirigenziali all’interno della società e il trattamento riservato agli allenatori. E adesso sarà facile, come sempre, come d’abitudine, come purtroppo è diventata consuetudine, trovare il capro espiatorio nell’allenatore, colui che paga per tutti, colui che è stato chiamato a gestire una squadra costruita male che manco Mourinho, Ancelotti, Guardiola e chi più ne ha più ne metta, sarebbe in grado di risollevare.

Sinisa Mihajlovic avrà anche le sue colpe e non è riuscito a dare un’impronta ben precisa alla squadra, neanche secondo quelle che sono le sue proverbiali doti, cattiveria e grinta. Il Milan 2015/16, così come gli ultimi due Milan, è una squadra da sesto/ottavo posto, con una finestra (apertasi molto fortunatamente) che ha la vista verso la finale di Coppa Italia . Il primo colpevole era e resta il Condor Galliani, con le sue “geniali” operazioni di mercato con gli amici Preziosi e Raiola che anche quest’anno hanno regalato perle autentiche, tipo lo strapagato Bertolacci o il ritorno dei semi-bolliti Balotelli e Boateng. Roba forte, a cui si aggiungono la farsa della trattativa con Mister Bee, la vicenda “nuovo stadio”, la faida interna con Barbara Berlusconi.

Già, tante, troppe incongruenze che un Presidente vero, uno che terrebbe veramente alla sua creazione, farebbe in modo di mettere al proprio posto. Ed invece, i problemi nascono proprio dalla testa, una testa che un tempo ci ha reso grandi, i migliori, i più belli e più invidiati. Quei tempi sono passati ormai ed ora il Milan è ormai un giocattolo vecchio, rotto, deriso ed umiliato da tutti. La cosa più triste è che trovare una via d’uscita al momento sembra davvero arduo e complicato, spiragli non ce ne sono, anzi uno ci sarebbe: qualcuno dovrebbe fare un passo indietro e dare in mano il povero vecchio Diavolo a chi ha davvero la voglia di rivederlo grande.

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