Il Milan incorniciato dai media in questa prima parte della stagione sportiva 2015-16 è quello sottotono e inconcludente sia a livello realizzativo, sia a livello di vittorie. Una squadra che galleggia al sesto posto più per demeriti altrui che per una reale risoluzione dei propri problemi. Un problema spiccatamente del reparto offensivo che risente sicuramente della mancanza di Mario Balotelli, e dei gol che furono importantissimi la passata stagione di Jérémy Ménez.
Tuttavia le speculazioni sulla reale importanza che rivestirà il francese al suo ritorno sono effimere e vengono sgretolate facilmente da ragionamenti logici. Innanzitutto vi è un problema di datazione del rientro: per un infortunio poco chiaro, un mal di schiena dato da una recidiva di un ernia discale, come quello che sta cercando di superare Ménez il procrastinarsi del rientro ufficiale è cosa assai poco rara, al momento si parla di fine gennaio/primi di febbraio, ma non è detto che non si possa rinviare nuovamente. Poi ci sono tutti i cambiamenti che il passaggio da Inzaghi a Mihajlovic hanno pervaso il mondo Milan: il serbo è un tecnico che tende ad escludere le individualità a favore di un gioco di squadra più rodato, e in questo il francese potrebbe avere difficoltà ad inserirsi, lui che fa della giocata personale il suo punto di forza. Le gerarchie, infine, dopo cinque mesi d’attività, pare siano inevitabilmente stilate: Bacca, Niang, Luiz Adriano e lo stesso Balotelli partono qualche gradino più su di Ménez che in poco tempo dovrà conquistarsi la fiducia dell’allenatore.
Non è detto per altro che qualora rientrasse subito tra i titolari sia nuovamente il giocatore decisivo che abbiamo apprezzato l’anno scorso. Se un rientro ci sarà, Ménez dovrà affrontare tutte le difficoltà con la serenità di chi è consapevole dei propri mezzi e mettersi a disposizione di Mihajlovic con la certezza che solo integrandosi nel sistema di gioco, cosa che mai è riuscita al trequartista, possa trarre il meglio da questi scampoli di stagione a lui rimasti. L’Europeo in casa sua, poi, potrebbe essere l’innesco che lo spinge davvero a fare bene.