Milan, giovani e italiani non sempre fanno rima con vincenti. Ecco un mercato da scoprire…

Non sempre è una regola valida ma nella storia del calcio più o meno recente le grandi squadre che hanno vinto tanto e che sono entrate nella storia hanno avuto quasi sempre una colonna portante della stessa nazionalità. Basti pensare al Milan dei tre olandesi, o in epoca più recente al Barcellona di Guardiola che era praticamente la nazionale spagnola più Messi. Esempi di come spesso parlare la stessa lingua non solo calcistica cimenta il gruppo e aumenta le possibilità di creare quel quid fondamentale per alzare i trofei.

Certo poi ci vuole la qualità dei giocatori, solo con la carta d’identità non si vince. Il Milan, per bocca del suo presidente, da qualche anno ha voluto intraprendere una via patriottica, costruendo una squadra con molti italiani. E in effetti, dopo la Juve, è la squadra che concede più giocatori alla Nazionale e con gli innesti di Donnarumma e Romagnoli sta rispettando il diktat consigliato dall’alto di una rosa giovane e italiana. Questi due ragazzi sommati ai vari De Sciglio, Aabate, Antonelli, Montolivo, Bertolacci, Bonaventura, Cerci e Balotelli (per citarne solo quelli che sono parte integrante di questo progetto) stanno segnando una linea tricolore sicuramente positiva. Italiani però non sempre fa rima con vincenti e il progetto di un Milan ‘azzurro’ non sta affatto portando a risultati accettabili, dal punto di vista sportivo.

Nelle ultime sessioni di mercato poi per integrare la rosa si è deciso di puntare su giocatori provenienti dal Sud America, continente da sempre alleato dei rossoneri e dal quale sono arrivati grandi campioni, come Kakà e Thiago Silva, per citare solo gli ultimi di una lista lunga e gloriosa. Ci si è sempre concentrati su questa parte del mondo sottovalutando forse altre zone che sono comunque ricolme di talento e che hanno prezzi inferiori, come per esempio i balcani. In Serie A ne sono passati tanti, molti hanno lasciato grandi ricordi ma ultimamente il fattore slavo si sta rivelando sempre più decisivo. Basti pensare all’Inter capolista, trascinata dalle prodezze di Handanovic, Brozovic, Ljajci e Jovetic, alla sorpresa Fiorentina trascinata dalle magie di Kalinic, alla Juve che sta rimontando anche grazie ai gol di Mandzukic o alla Roma che gode a ogni punizione di Pjanic. Se poi valichiamo i nostri confini e andiamo in Spagna, nella Liga, notiamo come Real e Barcellona abbiano come due punti fermi della squadra rispettivamente Modric e Rakitic. Ecco, non è detto che chiunque porvenga da quelle zone sia per forza un campione ma notiamo come il Milan ultimamente non stia battendo quel mercato che per prezzo e qualità potrebbe far sorridere casse societarie e tifosi. Gli ultimi fenomeni visti a Milano, sponda rossonera,  provenienti da lì sono stati Savicevic e Boban: troppo tempo è passato, è tornato il momento di ritentare l’esperimento. A maggior ragione ora che c’è un tecnico serbo sulla panchina, a maggior ragione visto l’ultimo giocatore che ha bazzicato a Milanello con il nome che finiva in -ic. E’ svedese, ma le origini sono bosniache ed è stato l’ultimo a far vincere il Diavolo.

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