La media-gol ideale per un buon attaccante, da che mondo è mondo, è quella di una rete segnata ogni due partite giocate. Per un centravanti, a meno che non sia un fuoriclasse come Ibrahimovic o un “cannibale” alla Higuain, segnare (all’incirca) ogni 180′ rappresenta un ruolino di marcia decisamente ambito e positivo. E allora come spiegare le critiche a un numero 9 che, seppur tra molte difficoltà di squadra e personali, gonfia le reti avversarie ogni 193′? Il giocatore in questione, spesso nel mirino severo della critica e di tifosi insoddisfatti, è il buon Luiz Adriano. Il brasiliano ha convinto in pochi e il giudizio negativo che lo accompagna, con l’exploit di Niang e il ritorno in campo di Balotelli, potrebbe portare a un epilogo inaspettato: diventare una lussuosa quarta punta nel Milan del 2016 (col successivo rientro di Menez potrebbe addirittura diventare l’ultima scelta) e candidarsi a costoso flop del mercato estivo.
Ma la realtà, a dispetto delle critiche, è diversa. Perché si può dire senza timore di smentita che Luiz Adriano stia facendo il proprio dovere. La sua media reti di un gol ogni 193′, che di per sé non è affatto malvagia, acquisisce ancor più valore considerando che quattro dei suoi gol hanno fruttato a Mihajlovic 4 punti netti in Serie A e due passaggi del turno in Coppa Italia: decisamente niente male, tenendo anche conto che l’ex Shakhtar ha perso la titolarità fissa in Serie A da ormai due mesi, mantenendo peraltro straordinaria professionalità. E che, per caratteristiche tecniche, è un giocatore poco appariscente ma molto utile alla squadra: il maggior pregio del “9” rossonero è far giocare bene i compagni con un prezioso lavoro “sporco” fatto di sponde e movimenti senza palla. E non si dimentichi che, nei 16 metri, è un attaccante con senso del gol e freddezza ammirati per anni sui più importanti campi d’Europa.
Insomma: andiamoci piano con sentenze e condanne sul brasiliano. Anche perché Bacca ha mostrato ottimi spunti al suo fianco, e valorizzare la stella della Colombia è un punto cruciale per ambire a un campionato di vertice. Il tandem d’attacco tutto sudamericano, nello sgangherato inizio di stagione, sembrava il fiore all’occhiello del Diavolo: l’ex Siviglia pare più a suo agio con Luiz Adriano che con Balotelli, meno complementare per indole e caratteristiche. E se è vero che Niang da punta ha mostrato colpi devastanti, è ancor più vero che il francese, seppur “limitato”, può ricoprire il ruolo di esterno di centrocampo nel 4-4-2 con maggior efficacia rispetto a Cerci e Honda. E che, senza squilli sul mercato, schierare Niang da “7” sarebbe una scelta saggia. Saggia come puntare ancora su Luiz Adriano, attaccante che tanti in Italia e in Europa invidiano a Mihajlovic.