Dopo un anno al Milan può non essere cambiato niente? La risposta (ahinoi) è sì, anzi per certi versi le cose sono anche peggiorate. Il Diavolo di Mihajlovic è stretto parente di quello allenato da Inzaghi nel 2014. Fin qui i dati hanno lo stesso valore, quindi molto basso: 25 punti dopo 16 giornate, pochi gol realizzati e troppi presi.
Solo che nel mezzo si è concentrato un enorme investimento di mercato superiore agli 80 milioni di euro e un cambio in panchina necessario, dal giovane Pippo al più esperto Sinisa, ma i risultati non si vedono, i problemi rimangono e il futuro fa paura. Ecco spiegati i motivi dello sfogo di ieri di Berlusconi (“la squadra è poco affiatata”), il quale ha dispensato colpe e colpevoli prendendosela soprattutto con i giocatori ma ovviamente pure con l’allenatore. Il presidente rossonero rischia il terzo flop stagionale di fila ed è praticamente furioso, assicura La Gazzetta dello Sport, per ciò che il campo sta dimostrando. Silvio soffre da matti il non gioco del Milan, ancora propenso ad agire in contropiede ed incapace di manovrare. E non si spiega il perché.
Nella scorsa stagione Inzaghi si aggrappa esclusivamente ai lampi di Menez, adesso invece Mihajlovic ha a disposizione il difensore che voleva (Romagnoli), il centrocampista tuttofare ideale (Bertolacci) e due punte di livello internazionale (Bacca-Luiz Adriano). Doveroso fare molto di più. Per salvare posto e considerazione il serbo dovrà non solo vincere contro Samp e Frosinone, ma anche convincere e tanto la società.