Simone Basilico è nello staff di SpazioMilan.it dalla sua nascita, l’8 marzo 2011, e collabora con Sprint&Sport, giornale di informazione sportiva di calcio giovanile e dilettantistico di Lombardia e Piemonte. E’ una delle prime firme del sito, specializzato nel settore giovanile rossonero.
Doveva essere una scampagnata, invece è stata una serata piuttosto indigesta. Contro il Carpi si doveva vincere, punto. E non bastano le giustificazioni di Mihajlovic al termine della partita, neppure se ti metti a contare i tiri in porta della tua squadra e snoccioli dati incoraggianti di ripresa. Dopo la convincente vittoria contro a Samp, era vitale proseguire il cammino per arrivare a Natale con l’oro in bocca. Invece il passo falso è stato pieno, totale, lampante. Solo un faro ha provato a cambiare la storia di quella partita: Giacomo Bonaventura.
Pretendo che la maglia numero 10 sia data a Jack. Indipendentemente dal proprietario attuale, che se l’è trovata quasi per caso dopo il suo arrivo a Milanello, il simbolo di quella maglia è sempre e solo Giacomo Bonaventura. L’ex atalantino, come ogni santa domenica, si è confermato il più presente, il più vivo, l’unico in grado di risolvere una partita quando gli avversari si chiudono e cercano di non farti giocare, anche in quel di Carpi. La luce rimane nei suoi piedi, spesso fatati come in occasione della punizione decisiva nel primo tempo supplementare contro il Crotone in Tim Cup. Lo sapranno i fantacalcisti con le sue valutazione, lo sa meglio Sinisa che ormai lo ritiene una pedina indispendabile e fondamentale del suo Milan: Jack è l’unico giocatore capace di cambiare una partita da solo.
Non importa se è arrivato da poco, men che meno se lui preferisce continuare a illuminare i campi della Serie A rimanendo nell’ombra, per poi prendersi gli applausi della ribalta. Jack merita una consacrazione: aumento dell’ingaggio (perché lui se lo merita) e maglia numero 10. Poi, forse, intorno a lui, potremo costruire un nuovo Milan. Vincente, si spera.
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