Bacca non è Ibra. La “crisi” del 70 e l’equilibrio dell’attacco milanista

Carlos Bacca è in crisi? Sono bastate appena tre partite senza reti per far nascere nuovi interrogativi sul rendimento del colombiano, stella indiscussa e uomo copertina di questo Milan 2015/2016. Le gare casalinghe contro Atalanta e Sampdoria e la trasferta allo Juventus Stadium, in cui l’attaccante non ha brillato per incisività e presenza sotto porta, hanno scatenato la curiosità da parte di alcuni media, preoccupati per l’appannamento del “fu cecchino” Peluca. L’ex Siviglia, d’altronde, ha convinto tutti per classe, progressione e fiuto del gol sin dalle primissime uscite con la maglia rossonera: il suo digiuno da 281 minuti ha causato turbe a qualche addetto ai lavori e domande sull’acquisto top dell’ultimo dispendioso mercato milanista.

La realtà dei fatti, tuttavia, è che queste critiche risultano alquanto inopportune. Tre partite senza gol non sono il massimo per un bomber come il “70”, ma nemmeno un campanello d’allarme per cui iniziare a preoccuparsi. Anche perché Carlos, contro Atalanta e Juventus, ha pagato le difficoltà generali di una squadra decisamente troppo sterile, rinunciataria e apatica in fase offensiva. E se contro la Sampdoria Bacca si è mostrato impreciso, fallendo facili occasioni da gol, è anche vero che si è mosso (come sempre) molto bene: il tandem con Niang, e lo stesso francese, hanno funzionato a meraviglia soprattutto grazie ai movimenti di ambo le punte, brave tanto a duettare tra loro nello stretto quanto a dialogare con gli esterni Cerci e Bonaventura. Senza il supporto del colombiano, l’exploit di Niang non avrebbe avuto le stesse proporzioni.

Considerare quella di Bacca una crisi, dunque, è un esercizio quantomeno curioso e bizzarro: la lettura più corretta è quella di un normale appannamento. Anche perché il nativo di Barranquilla è un giocatore per natura generoso e, in più, sfiancato da frequenti viaggi intercontinentali con la Nazionale: un momentaneo calo di forma è assolutamente fisiologico e “accettabile” da parte di Mihajlovic, soprattutto se in panchina scalpita un altro campione come Luiz Adriano. Anzi, ben venga lo sprone della concorrenza tra le punte, alle quali presto si aggiungeranno anche Balotelli e Menez. Anche perché avere un reparto equilibrato, in cui non c’è un dominus assoluto e più attaccanti si dividono i gol, è una delle chiavi per far bene sul lungo periodo. Un “Ibrahimovic” da 30 gol a campionato, in fondo, non è sinonimo di risultati: per info rivedere il campionato 2011/2012…

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