Convocati o esclusi? Questa è la domanda, a cui nessuno risponde

Una partita di secondo livello per una rosa di secondo livello, o quasi. Gli undici prescelti da Sinisa Mihajlovic hanno mostrato limiti tecnici e mentali che quasi portavano ad un risultato clamoroso in favore di un volitivo Crotone sospinto dai numerosi tifosi rossoblu accorsi a San Siro. A salvare baracca e burattini, e forse anche il tecnico dalle successive critiche, ci hanno pensato i soliti noti: Niang, Montolivo e Bonventura.

La curiosità è rappresentata principalmente da questi ultimi due, che fino alle 19 di ieri, ovvero due ore prima della partita, non erano nemmeno presenti nella lista dei convocati del giorno prima. Una scelta, quella di Mihajlovic, di dare fiducia a chi gioca meno presa con quella solita decisione che il serbo ormai ci ha abituato a vedere: Donnarumma in porta, la leadership di Romagnoli e il rientro fortemente voluto di Niang ne sono degli esempi. Ma allora perché Bonaventura, man of the match ieri, alla fine dei conti era in panchina? Mihajlovic sostiene che sia stata una scelta sua e del suo staff in prevenzione a una brutta gara, come poi si è rivelata; ma le tempistiche della decisione lasciano molti dubbi: sembra proprio che qualcuno abbia dettato dall’esterno dello staff tecnico l’inclusione degli esclusi.

Una zona d’ombra che crea un alone alquanto negativo sulle spalle di Sinisa forse non più considerato molto degno di prendere decisioni anche estreme in tutta libertà. Se in più ci aggiungiamo la beffa che proprio chi doveva stare a casa, Montolivo e soprattutto Bonaventura, ha portato il Milan agli ottavi di TIM Cup, gli unici a fregarsi le mani dopo essersele tolte dagli occhi per la bruttura del gioco rossonero saranno quelli della società. E non è tutto qui, perché le ombre si allungano facilmente e creano fantasmi sempre più grandi: dopo questa prestazione il rinnovo di Bonaventura si farà senza problemi di sorta?

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