Primavera, si può dare di più

E’ il febbraio del 1987 quando tre giovani Umberto Tozzi, Enrico Ruggeri e Gianni Morandi, dopo l’esperienza nella Nazionale Cantanti, decidono di cantare “Si può dare di più” nell’edizione del festival di Sanremo di quell’anno. L’impatto della canzone è straordinario, colpisce tutti indistintamente e sprona chiunque a fare quel passo in più per raggiungere il proprio obiettivo, a non mollare mai, a continuare a combattere e lottare per qualcosa di più grande. Ecco, la Primavera di Brocchi deve ritrovare esattamente questo sentimento.

Le potenzialità le conosciamo tutti. Anche i valori tecnici, altissimi, sono proprio sotto i nostri occhi. E allora cosa manca alla squadra rossonera per tornare ad essere quel rullo compressore che un anno fa, in autunno, ingranò la marcia decisiva e volò poi alle Final Eight anche con qualche turno d’anticipo? L’inizio in campionato della formazione Primavera non è stato dei migliori: il gruppo è praticamente nuovo, verissimo, sono arrivati i classe ’98 (descritti da tutti come la nuova leva calcistica italiana, ma mister Brocchi ha sempre predicato calma), altrettanto vero, però i numeri per adesso dicono altro: due vittorie in cinque giornate, sei punti in campionato e quattro di distacco dalla zona play-off, dodici gol subiti quattordici fatti. Una cosa è certa: quando si vede giocare la Primavera del Milan, lo spettacolo e le emozioni non mancano mai. Anche se lo stesso Brocchi è consapevole del momento della squadra: “Siamo mancati dal punto di vista caratteriale – ha detto il tecnico rossonero dopo l’ultima sconfitta contro il Chievo –. Siamo una squadra che continua a giocare in maniera altalenante, abbiamo tanti interpreti che non sono ancora pronti a livello mentale”.

E Le parole di Filippo Galli, sempre dopo la trasferta di Verona, sono nello stesso verso: “Abbiamo bisogno di stare insieme e preparare le partite in tutta la settimana. Se la partita fosse stata persa per stanchezza o un errore tecnico, sarebbe diverso. Quello che dispiace è che l’atteggiamento iniziale non fosse stato dei migliori”, ha detto il responsabile del settore giovanile rossonero. L’avvertimento è chiaro: grandi talenti, ma si può fare di più. Esattamente come cantavano quei tre là quasi trent’anni fa.

Gestione cookie