Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano MI-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport e Leggo. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).
Né Kondogbia, né Witsel. Il Milan ha scelto Juraj Kucka. E dopo due partite non si può dire che abbia fatto meglio. Ma certamente la scelta dei rossoneri è stata azzeccata. Se poi pensiamo alla cifra sborsata (3 milioni in due stagioni), il giudizio sull’operazione non può che rasentare l’eccellenza. Se n’è accorto anche Silvio Berlusconi che ripensando alle trattative (faraoniche) imbastite proprio per il francese, poi finito all’Inter, e per il belga, rimasto a San Pietroburgo, non può che gongolare al pensiero di essersi messo in casa un centrocampista di garanzia ad un prezzo pressochè simbolico.
Adriano Galliani, che sabato sera ha incassato gli elogi pubblici del suo presidente, era finito nell’occhio del ciclone della tifoseria anche per l’affare Kucka. Il capo di imputazione? “Ennesimo intrigo con Enrico Preziosi”. E, di conseguenza, “ennesimo scambio di favori” senza alcun sensibile vantaggio per il Milan. Niente di più sbagliato, visto che Kucka era stato inserito da Sinisa Mihajlovic nella lista dei nomi graditi per rinforzare la mediana. E lui lo slovacco, zitto zitto, si è preso la sua rivincita: convincente nel derby, ottimo contro il Palermo con tanto di assist per il gol decisivo di Bacca.
Si capisce allora perché lo stesso allenatore ha voluto sottolineare un concetto elementare: “Non è detto che uno debba costare 20 milioni per essere bravo”. Già. I tifosi si aspettano sempre il nome altisonante salvo poi accorgersi che le fortune si costruiscono anche e soprattutto con i vecchi “gregari”. Un anno fa qualcuno voleva la testa di Galliani (sempre quella) per la cessione di Bryan Cristante. Poi, nel giro di pochi mesi, pur in una stagione travagliatissima, il nome dell’ex Primavera è finito nel dimenticatoio, soppiantato da Giacomo Bonaventura acquistato nello stesso giorno coi soldi arrivati dal Benfica. Questione di rivincite. Ieri Bonaventura, oggi Kucka. Dietro, però, c’è sempre la stessa regia. Varrebbe la pena far parlare sempre e solo l’unico verbo di questo sport: il campo.
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