“La Fabbrica delle Coppe” non è solo il titolo della mostra che Casa Milan ospita fino al 31 ottobre. E’ un progetto che guarda all’eccellenza italiana, quella in grado di realizzare i più grandi e ambiti trofei calcistici sollevati tante volte dai campioni rossoneri. Fino alla Fifa World Cup, alzata dalla Nazionale italiana al cielo di Berlino nel 2006. L’allestimento è stato curato da Fabio Novembre, l’architetto che da più di un anno lega indissolubilmente il proprio nome alle iniziative rossonere. “L’idea di questa mostra è semplice: nulla nasce da nulla”, spiega in esclusiva a SpazioMilan.it.
Architetto, quale valore aggiunto ha dato all’esposizione?
“C’è sempre qualcuno dietro alle cose, anche quando alzi l’oggetto più simbolico del pianeta. Parliamo dell’Italia che custodisce un’artigianalità sofisticata, quasi sacra. Era bellissimo far emergere tutto questo”.
Con la Coppa del Mondo…
“E’ un orgoglio poter affermare e riaffermare che l’oggetto più ambito ogni quattro anni sia fatto da un’azienda italiana. Sono aspetti che dobbiamo riscoprire. Se non accendiamo i riflettori su queste realtà, non possiamo costruire futuro”.
“La Fabbrica delle Coppe” evoca grandi successi storici del Milan, ma quanto auspicio c’è oggi in questo titolo?
“Abbiamo montato le immagini dei grandi eventi calcistici dal punto di vista dei trionfatori e degli sconfitti. Sono le due facce della stessa medaglia, sono esattamente lo specchio della nostra vita. Il Milan è un club titolatissimo, con un passato glorioso”.
Basta per essere fiduciosi sul futuro?
“Va accettato tutto. Se ora non passassimo attraverso un periodo buio, non apprezzeremmo la luce al momento giusto. Bisogna essere un po’ filosofici”.
Da Casa Milan alle mostre fino allo stadio: c’è sempre più sangue rossonero in te. Come si trova qui?
“A Casa Milan mi sento a casa. Sono molto fortunato perché sono felice di lavorare con la dottoressa Berlusconi e di esserne amico. Baso tutto sul rapporto personale: per provocare un’onda di energia positiva, bisogna volerlo insieme. Non è solo la mia professionalità messa al servizio di qualcuno, qui camminiamo sullo stesso passo”.
Sullo stadio resta solo da incrociare le dita?
“Direi che non c’è altro da fare a questo punto…”.
Sei pronto a scatenare il suo progetto?
“Sono sicuramente pronto a scatenarmi, ma dico che non permettere di realizzare questo progetto sarebbe un passo indietro per Milano e per l’Italia”.