“Mi chiedo cosa sarebbe successo se non fossimo intervenuti sul mercato in difesa a gennaio: avremmo dovuto far giocare dei Primavera”. Parole e musica di Adriano Galliani che, il giorno dopo la vittoria casalinga contro il Cesena, si è lasciato andare a una dichiarazione ottimistica (“Ci si riconoscerà la tempestività”) ma in evidente contraddizione con i proclami di altre occasioni. L’evidente riferimento è agli acquisti di Paletta e Bocchetti, arrivati per colmare i vuoti degli infortuni di Zapata, De Sciglio, Abate e Bonera, a cui si è aggiunto Alex con relativa frattura al setto nasale.
Ciò che non convince è la svalutazione della Primavera, in altre occasioni acclamata come fiore all’occhiello di un settore giovanile in crescita, con tanto di firme di contratti nella sala trofei e di annunci di giocatori aggregati alla Prima squadra. Se un discorso a parte merita l’addio di Cristante, mitigato dall’ottimo acquisto di Jack Bonaventura, è difficile capire perché ci si appelli alla tempestività del proprio operato, pur di scongiurare lo spettro di qualche minuto a un Mastalli o a un Calabria, per dirne un paio. Uno spettro che ha le sembianze di una squadra, quella di mister Brocchi, che naviga in testa al proprio girone con una rosa composta anche da giocatori in età da Allievi Nazionali.
La realtà dei fatti è che sulle affollate tribune del Vismara, nella stagione in corso, si è vista la faccia migliore del peggior Milan –media punti alla mano- dell’era Berlusconi. Facile parlare di capitan Mastalli, capitano e centrocampista concreto, di Andrej Modic, fisico da formare ma piede sopraffino, e di Davide Calabria, terzino di corsa e cross invitanti. Senza dimenticare gli altri diciottenni di ottime speranze e la schiera dei ’97 e ’98 che, tra Cutrone, Vassallo, Locatelli, Crociata e De Santis, formano il serbatoio del Milan del futuro. E il futuro del Milan merita coerenza.