Il tempo è scaduto. Inzaghi sempre più solo, il suo giudice è il Cesena. E Tassotti torna in preallarme. Questo il riassunto dell’approfondimento odierno rossonero de La Gazzetta dello Sport. Ovviamente, si parla della panchina. In bilico dopo l’1-1 con l’Empoli, in forte rischio in caso di passo falso anche col Cesena: una nuova figuraccia sarebbe fatale.
I capelli bianchi sono solo la punta del disagio di Pippo, stanco e giù di morale come mai. La società, in forma privata, si è già chiesta se fosse il caso di proseguire o insieme a lui, convincendosi della necessità di confermarlo fino a fine stagione. Ma la linea guida che arriva da Arcore può subire una modifica più o meno immediata in caso di “catastrofi bibliche” (per dirla alla Galliani). E lo scenario rischia di verificarsi proprio domenica se il Milan confermerà atteggiamento e prestazione di qualche giorno fa (e di quasi tutto il 2015). La dirigenza non si esprime né si espone in modo da non dare alibi ad una squadra senza certezze. La permanenza di Inzaghi dopo il campionato in corso però appare davvero improbabile, una sensazione ormai respirata anche dal gruppo, entrato in un vortice negativo: sono finiti gli stimoli, mancano risposte e reazioni. Insomma, per la Rosea siamo sulla stessa scia del periodo-Allegri prima dell’esonero. Sia chiaro: la maggioranza dei giocatori è dalla parte dell’allenatore, nessuno rema contro, semplicemente sembra difficile riattaccare la spina. Silvio Berlusconi è di pessimo umore (ieri, per motivi di lavoro, la figlia Barbara non ha presenziato al consueto pranzo di famiglia), nonostante ciò a Galliani rimane il compito di calmare le acque e sempre ieri ha apparecchiato una cena proprio con il tecnico per dargli un sostegno sufficiente.
Inzaghi è sicuro di avere la fiducia dell’ambiente, adesso deve pedalare perché la rosa è all’altezza e tecnicamente competitiva per scollarsi di dossi questa classifica preoccupante. Arriva un esame da non fallire nemmeno per sbaglio, se no toccherà a Tassotti traghettare fino all’estate. In attesa del vero cambiamento.