Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport e collabora con news.superscommesse.it. In passato ha collaborato con Bordocampo.net, Sportmain.it e calciomessina.it.
Eravamo qui appena una settimana fa ad esaltare un mercato fatto a zero euro (almeno per adesso) da parte di Adriano Galliani. Gli ottimi acquisti di Cerci, Destro ed Antonelli, soprattutto, gente che potrà servire soprattutto al Milan che verrà, oltre a quello che deve necessariamente conquistarsi un pass per l’Europa, restano merito esclusivo del Condor, ma, resta un ma. C’era e c’è un reparto di cui, da diverso tempo ormai, si ignora l’esistenza, o per lo meno ci si accontenta di gente non adatta a migliorare il gioco della squadra. Il reparto in questione è quello nevralgico, forse il più importante in assoluto: il centrocampo.
Senza andare troppo in là con gli anni, il Milan del passato più recente aveva costruito le sue vittorie sulla maestria e l’intelligenza tattica di Andrea Pirlo, la sapienza e la classe di Clarence Seedorf e la ferocia e la determinazione di Massimo Ambrosini e Gennaro Gattuso. Anche nell’anno dell’ultimo scudetto di Max Allegri, inoltre, la saggezza e l’equilibrio offerto da Mark Van Bommel, furono determinanti per i successi rossoneri. Da lì in poi il Milan non ha saputo ricostruire un reparto all’altezza, prendendo solo gente al di là degli anni, con doti molto più di quantità che di qualità o non all’altezza da poter fare il giusto salto di qualità alla squadra.
E, così, nell’attuale rosa rossonera ci sono sei centrocampisti che fanno fatica ad unire qualità e quantità e a garantire una giusta copertura alla fase difensiva, unita ad una decente fase di impostazione della manovra. Troppo lontano dai suoi standard (che per molti non sono comunque all’altezza del Milan) è Riccardo Montolivo, rientrato da poco da un gravissimo infortunio ed alle prese con altri piccoli acciacchi che lo stanno tenendo lontano dal campo. Volenterosi e incolpevoli sono De Jong, Poli e Muntari, ai quali si possono chiedere corsa e sacrificio, ma poco altro. Sul viale del tramonto è chiaramente Essien. Troppo acerbo e fragile, infine, sembra essere l’olandese Van Ginkel, impiegato comunque poco e male.
Si doveva intervenire anche sul centrocampo, invece non lo è stato fatto. D’altronde è da un po’ che ci sono campagne acquisti in cui si punta su esterni d’attacco e difensori centrali e non si riesce a capire che è da lì che il Milan ha sempre costruito le sue miglior fortune. Provate a chiedere a Sacchi cosa sarebbe stato il suo Milan senza gente come Rijkaard e Ancelotti, o a Capello se avrebbe mai potuto fare a meno di Albertini e Boban. Per non parlare dello stesso Carletto che puntò tutto su Pirlo davanti alla difesa, facendo partire praticamente da una sua intuizione la carriera di un grande campione. La stessa attuale Juve basa tutto su un centrocampo fortissimo, tra i più forti in assoluto in Europa. Il concetto sarebbe tanto semplice, quanto chiaro, ma dalle parti di Via Rossi qualcuno fa finta di non capirlo.