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Per fortuna è finito un altro gennaio “inaccettabile” del nostro amato Milan, il terzo in 4 anni. In principio fu il gennaio 2012 con la surreale implosione della trattativa Pato-Tevez che ci costò scudetto, credibilità e smobilitazione estiva. Poi il gennaio 2014 con l’esonero di Allegri e Galliani, per fortuna riuscito soltanto a metà. Infine il gennaio 2015 divorato dalle solite guerre di potere mentre Inzaghi guarda spaventato una squadra inesistente. L’unico gennaio proficuo è stato quello del 2013, quando società e allenatore si sono presentate compatte e convinte della rimonta Champions, ovviamente centrata. Con grande delusione di chi si augurava un immediato “ribaltone”.
L’agognato ribaltone non c’è stato nemmeno questa volta, ma chi fa le spese di questa continua conflittualità è il Milan. Giocatori disorientati, allenatore spaesato (per usare un eufemismo) e tifosi sempre più lontani e indifferenti. Anche se i sondaggi e i comunicati vogliono farci credere il contrario. Chi lavora da anni nel calcio sa che per ottenere i risultati l’unità della squadra è più importante delle qualità tecniche dei singoli e persino dei soldi spesi. E chi lavora da anni nel calcio va avanti tappandosi bocca e orecchie nel tentativo di perseguire il bene del Milan. Bussando a tutte le porte e suonando a tutti i citofoni per portare a casa senza soldi il meglio che offre il mercatino al quale può affacciarsi questo Milan del nuovo corso. Chi lavora sta zitto e prova a fare i fatti. Non parole o progetti, ma fatti. Chi lavora è dipendente, non proprietario. E per chi non l’avesse capito il vero conflitto non è mai tra dipendente e proprietario, ma tra le due fazioni opposte della stessa proprietà. Fazioni con esigenze diverse e prospettive diverse. I proprietari del Milan hanno tutti lo stesso cognome ma non hanno tutti la stessa visione di questo “bene” di famiglia. In una fase di magmatica definizione patrimoniale il Milan è lì. In mezzo. E’ comodo prendersela con Galliani, ma se e quando non ci sarà più lui pensate davvero che conflitti e problemi di questo Milan saranno risolti?
Intanto non illudiamoci della vittoria contro il Parma, ma prendiamo il buono di quello che questo mercato low cost ci potrebbe lasciare in dote per il futuro. Cerci, Antonelli, Destro e Baselli presi per niente o quasi mi sembrano nomi sui quali si può costruire il futuro. Anche se il verbo costruire non va più di moda sul web. “Distruggere” è molto più diffuso e condiviso. Dell’ennesima stagione travagliata ne fa le spese Pippo Inzaghi. Ho sempre pensato e continuo a pensare che sarà un bravo allenatore, ma evidentemente non può ancora sopportare tensioni e conflitti che implica in questo momento la panchina del Milan. Lo diceva Filippo Galli quest’estate: “L’unico difetto di Inzaghi è che vuole accontentare tutti”. Aveva ragione. Ci ritroviamo a gennaio tutti scontenti. Tutti quelli che vogliono il bene del Milan.