Questo il testo integrale dell’intervista rilasciata stamane a La Gazzetta dello Sport da Riccardo Montolivo, capitano del Milan. Posizioni forti, messaggi ambiziosi e una grande ambizione.
Il Milan ha un problema: “Il nostro problema è mentale: non riusciamo a tenere attaccata la spina e restare concentrati per 90 minuti. La differenza tra una squadra grandissima e una che ha solo giocatori importanti è proprio questa. La classifica che abbiamo è quella giusta, per adesso, Juve e Roma sono più forti. Fatichiamo un po’ contro chi si chiude come le provinciali, anche perché davanti abbiamo giocatori veloci, contropiedisti. Ma con lo spirito operaio e crescendo nella testa possiamo giocarcela con tutti“.
Su Inzaghi: “Ha grandissima autorità e non è scontato per un tecnico giovane. E’ una calamita per tutti noi. Ha un’idea di gioco ben chiara, mi ricorda il Prandelli della Fiorentina. Deve ancora imparare il mestiere, commetterà degli errori ma può diventare un grandissimo allenatore. Troppo buono? Mah, non direi. Mi vengono in mente un paio di situazioni in cui si è arrabbiato moltissimo: contro il Genoa, il Sassuolo. E’ molto sanguigno, viscerale. Sente e vive la partita. Magari adesso può servire più bastone e meno carota“.
Su Berlusconi: “E’ giusto che il presidente sogni in grande. Ma dobbiamo confrontarci con questa realtà. Lui ha un carisma indiscutibile e ogni visita ci rende felici e ci carica. Parlare con lui è stimolante, ma il presidente non può risolvere tutti i problemi“.
Sul terzo posto: “Il Napoli mi sembra la squadra più attrezzata. Inter? Puntiamo ad arrivare prima di loro. Questo è il momento di guardarci allo specchio e capire cosa vogliamo diventare. Mi aspetto uno scatto mentale da ognuno di noi. Il campione è grande contro il Real e contro una squadra di B. Non dobbiamo più concedere nulla, nemmeno in allenamento. Bisogna tirare fuori le unghie. Abbiamo i valori per arrivare al terzo posto“.
Trofeo, questo sconosciuto… “Mi mancano dei trofei: sono a quota zero… Sono comunque orgoglioso. Resto affezionatissimo all’Atalanta, sono stato capitano in un club glorioso come la Fiorentina. Ho fatto Confederations Cup e una finale europea, ho giocato un Mondiale, quasi due. Le circostanze mi hanno tenuto lontano dalle vittorie: magari nelle grandi squadre c’erano giocatori migliori di me. La Coppa Italia è il nostro obiettivo primario e l’altra sera l’abbiamo dimostrato. Mi piacerebbe cominciare così. Europa League? Sarebbe una stagione migliore della precedente, ma non soddisfacente“.
Sul suo ruolo in campo: “L’ho sempre detto, il ruolo che si adatta meglio alle mie caratteristiche è quello di regista davanti alla difesa. Però so adattarmi e questo è un punto di forza. Due anni fa grazie a Montolivo regista arrivammo in Champions? Io non ho la bacchetta magica. E poi è difficile capire quanto incise realmente quel cambiamento. Non dimentichiamo che arrivò pure Balotelli. Già adesso, comunque, Inzaghi mi chiede di fare il regista decentrato. Noi giochiamo con il centrocampista centrale che si abbassa molto e io posso occupare lo spazio lasciato da De Jong, anche se non è un meccanismo facile“.
Sul gioco: “Possiamo giocare con il centravanti classico e con Menez, che fa quasi il regista offensivo. Non è questo aspetto che ha condizionato il nostro rendimento. Io preferisco l’attaccante che cerca la profondità, è più facile da servire. 4-2-3-1? Rischieremmo di essere ultra-offensivi, per le caratteristiche dei nostri esterni. Io non avrei problemi: ho giocato così con Seedorf e Prandelli“.
Su Balotelli: “Se penso a Mario mi viene da ridere: era divertente, un ragazzo buono. E poi penso che sia un peccato non vedere tutte le domeniche il suo talento. Anche in allenamento lo vedevamo a sprazzi. Balotelli deve mettere ordine alle sue priorità. Balo al Mondiale? Non credo sia stato la causa dell’eliminazione. E’ inspiegabile quello che è successo dopo l’ottimo esordio. Comunque il quadriennio di Prandelli è stato molto positivo“.
Su Torres: “Ha fallito per problemi di ambientamento e per l’esplosione di Menez. E’ un ragazzo fantastico“.
Sulla cessione di Cristante: “E’ stata condivisa: lui voleva più spazio, il Milan non poteva garantirglielo“.
Su El Shaarawy e De Sciglio: “Devono essere più cattivi, ma sono un patrimonio per il Milan e per l’Italia. El Shaarawy deve trovare equilibrio:quei quattro mesi pieni di gol hanno trasmesso l’immagine di un giocatore diverso. Lui fa un grande lavoro difensivo: non può segnare 30 gol, ma 15 sì“.
Sul nuovo stadio: “Aiuterebbe la società a trovare introiti diversi da quelli dei diritti tv. E aiuterebbe la squadra, perché ad esempio lo Juventus Stadium fa la differenza. Poi, io sono un romantico e giocherei tutta la vita a San Siro che è lo stadio più bello del mondo. Ma questa è un’altra storia“.
Infine, sul mercato: “I grandi acquisti sono sempre ben accetti, ma io credo sia più importante lavorare su di noi, sui nostri difetti. Questa è la chiave“.