Crudeli: “Se fossi allenatore per un giorno abbasserei gli stipendi a tutti”

Puntiamo dritti all’inizio di un nuovo anno e come tradizione vuole, ci soffermiamo a fare il punto della situazione, a tirare le somme dell’anno che ci sta per salutare e a prefiggerci tutti quei buoni propositi che difficilmente andranno a buon fine ma che sono capaci di darci ugualmente un po’ di speranza.

A guidarci in questa piccola impresa è sempre lui, il nostro tifoso di fiducia Tiziano Crudeli.

– Per iniziare, facciamo il punto della situazione. Come pensa che si sia comportata la squadra fino ad ora e cosa avrebbe cambiato nella gestione della rosa?

Il punto della situazione non è affatto promettente. Continuo a vedere gli stessi errori che si ripercuotono sulla classifica, sui giocatori, sulla società e sugli stessi tifosi. Quello che non capisco non è tanto il periodo più nero che rosso, quanto l’incapacità di fare qualcosa al riguardo. Si sono fatti tanti bei discorsi, sono state spese tante belle parole, ma la società continua a prendere decisioni che mi lasciano di stucco. Il punto è che la storia di una squadra è ciclica, ci sono i cicli vincenti, in cui tutto è a favore e ci sono i cicli in cui quello che può andare storto andrà storto. Ma quel che differenzia i campioni dai perdenti è il modo in cui questi cicli si affrontano. Mi manda su tutte le furie pensare alle scelte di mercato fatte finora per esempio. Si è pensato a far salire nell’immediato il numero degli abbonati o al futuro della squadra nel lungo periodo? L’avevo detto all’inizio e lo voglio ribadire. Fin tanto che non ci sarà una drastica rivoluzione dell’intero nucleo le cose non cambieranno”.

– E’ molto pessimista. Le ultime partite non sono state poi un totale disastro. Penso anche al match contro il Napoli, sono stati due gol importanti. Non l’hanno convinta?

No. Il Milan non ha continuità. E’ una storia che si ripete. Sembrano tirare fuori il coraggio di combattere quando sono dati per spacciati, per poi ripiombare negli stessi imbarazzanti errori. Attenzione, io non sto sparando a zero, sono pur sempre un tifoso, ma mi dispiace vedere tanta potenzialità buttata troppo spesso via. Riflettiamo, da quant’è che il Milan non è una squadra di fatto competitiva? Da quando si è chiuso un ciclo, da quando le colonne portanti hanno abbandonato la nave. E forse anche da molto prima, solo che era una barca che riusciva ancora a stare a galla. Si è parlato di riorganizzare l’organigramma, di puntare sui giovani, di rifondare la squadra nella speranza di creare insieme un nuovo ciclo. Ma di fatto, nulla di tutto questo è mai davvero avvenuto. Il Milan vive dei successi del passato, sprecando più energia a difendere la facciata piuttosto che a ricreare l’insieme e questo mi dispiace molto”.

– Pensa che ci sia qualcuno che ha più colpe degli altri?

Non voglio parlare di colpe. Nelle situazioni è necessario trovarcisi. E in realtà così grandi è difficile che la colpa sia di un solo uomo o di una sola donna. Ma una cosa mi sento di dirla, ossia che la società non è stata sempre all’altezza di quello che stava succedendo. Hanno cambiato allenatore come cambiarsi la camicia, con una delicatezza discutibile. Posso dirle di chi secondo me NON è la colpa, ossia degli allenatori. Vado controcorrente forse, ma sono esseri umani e sfiderei  chiunque a fare miracoli con l’organico che si sono trovati di fronte, in un ambiente in cui le decisioni non vengono mai prese davvero liberamente ma imposte troppo spesso dall’alto. E’ una storia fatta di nomi celebri quella del Milan, a discapito forse della passione, del sacrificio e dell’impegno”.

– Se fosse allenatore per un giorno e avesse totale libertà decisionale, senza limiti di budget né contrattuali, cosa farebbe?

Mi berrei un buon bicchiere di vino con i ragazzi, innanzitutto (ride). Non lo so, non è una domanda semplice e in ogni caso non sono un allenatore. Penso punterei a ripulire tutto. Avrei bisogno di un libro dalle pagine completamente bianche per riorganizzare menti e fisico. Scarterei i nomi celebri, scarterei i giocatori talentuosi che hanno già fatto la storia e vinto tutto perché di fatto, non hanno la motivazione che può avere un diciottenne che sogna di vincere il pallone d’oro dall’eta di 3 anni. Vorrei essere una figura da rispettare, creare un rapporto di fiducia ma di rigore. E sa cos’altro farei? abbasserei drasticamente gli stipendi di tutti. Non si gioca per i soldi, nella mia squadra si giocherebbe per la passione, per la gloria e solo dopo per lo stipendio. Non mi interesserebbe vincere subito, mi premerebbe creare una squadra che sia un gruppo unito disposto a combattere in egual misura per lo stesso obiettivo. Si, questo sarebbe il mio personalissimo regalo di natale“.

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