Ha battuto Ronaldinho. Quel Ronaldinho, quello megagalattico del Barcellona d’oro. Ed Henry. Quell’Henry, quello dell’Arsenal della finale di Champions League. E Deco, e Adriano, e Nadved, e il primo Cristiano Ronaldo dello United. Ma quel Andrij Shevchenko era di un altro pianeta. Troppo forte per appartenere alla nostra stessa razza, troppo elegante per giocare a calcio con un pallone. Dieci anni lo zar d’Europa veniva incoronato a Parigi con 175 voti con il Pallone d’Oro, il più prestigioso premio individuale del calcio. I tifosi rossoneri hanno potuto vederlo giocare da vicino, San Siro era il teatro delle sue gesta. Sheva non si muove, è sempre lì: ogni sua azione è ancora viva nella memoria di ogni milanista.