Un esplosivo Stefano Okaka si racconta in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport: la Samp, la nazionale, i momenti difficili e una stilettata: “Fossi stato bianco, sarei più considerato di quello che sono: un nero deve sempre dare qualcosa in più”.
L’attaccante blucerchiato, desiderio del Milan per il mercato di gennaio, è il personaggio del momento: “Mi sento totalmente italiano. Quando a maggio e poi ancora 20 giorni fa mi hanno chiamato per giocare con la Nigeria ho detto di no perché non lo sentivo ‘naturale’, come poi invece è successo quando mi ha chiamato Conte per l’Italia. Un giorno però andrò a Lagos per conoscere le mie radici”.
Il suo rapporto con avversarsi ed arbitri: “Anche mia madre dice che sono dottor Jekyll e mister Okaka, perché in campo mi trasformo. Lì dentro divento una bestia che non guarda in faccia a nessuno. Questa credo sia la mia forza. Non litigo, ma i miei occhi dicono solo una cosa: devo batterti. E gli arbitri li sfinisco. Lo ammetto, io non lo vorrei arbitrare Okaka”.
Il suo difficile periodo trascorso a Parma: “Cassano era l’unico a credere in me e mi proteggeva. Mi diceva sempre ‘l’acqua che sta in cielo prima o poi scende, e scende forte. E’ stato un periodo buio, ma anche inspiegabile. Parma, Leonardi e Donadoni mi vogliono, ma poi mi mandano subito allo Spezia inspiegabilmente, che vuol dire anche senza spiegazioni. Poi torno e mi fanno allenare sempre da solo, sempre senza spiegazioni. Oggi devo dirgli soltanto grazie perché altrimenti non sarei alla Samp, ma a quei tempi ero arrivato a dirmi che il calcio non era la mia strada”.
Infine, un aneddoto riguardante il suo idolo indiscusso: “La folgorazione l’ho avuta a 10 anni con una cassetta che mi aveva portato papà: il meglio di Ronaldo. Non riuscivo a smettere di guardarla. Temo non esisterà più uno come lui”.