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Pippo deve tornare a decidere e a sbagliare con la sua testa! Lo scrivevo un mese fa, citando il commento agostano dell’amico Filippo Galli che nel tessere le lodi dell’Inzaghi allenatore anticipava il suo unico difetto: “Pippo vuol accontentare tutti”. Tradotto: Pippo deve imparare a dire di no. A tutti, anche al presidente. Purtroppo sono stato buon profeta e quello che è successo nelle ultime partite mi ha dato ragione.
Quest’estate Inzaghi prepara una squadra raccolta, chiusa e votata al contropiede. Pippo è convinto che con questo atteggiamento tattico si esaltino le qualità della rosa a disposizione. Una rosa non eccelsa, molto diversa dal suo Milan, dal Milan degli olandesi, dal Milan di Capello e anche dal Milan di Ibra e Thiago. I fatti gli danno ragione, i rossoneri fanno una montagna di gol giocando raccolti e ripartendo in 5 o in 6 negli spazi. La difesa traballa, ma il Milan ha il miglior attacco del campionato. E’ un calcio speculativo, non di possesso, fatto di lanci lunghi e poco fraseggio. Un calcio senza la vera punta d’area. Insomma tutto il contrario di quello che piace al presidente Berlusconi.
Non a caso, dopo la sconfitta contro la Juve, assorbita malissimo dall’ambiente, soprattutto dai folli fermamente convinti che la rosa del Milan valga quella dei bianconeri, ricompare il ritornello berlusconiano inflazionato ai tempi di Balotelli. “Per vincere le partite cosa bisogna fare? Fare gol. E per fare gol cosa bisogna fare? Tirare in porta. E per tirare in porta cosa bisogna fare? Stare in area… Eccetera eccetera”. Una litania ripetuta dal presidente in occasione di ogni visita a Milanello. Anche Inzaghi deve assoggettarsi a questa logica, benché tutti i punti e i gol ottenuti in questo avvio di campionato siano arrivati giocando in modo differente. E da Empoli in poi (eccetto Verona) non vediamo più quei sani lanci lunghi e quelle belle ripartenze negli spazi che esaltano Menez, Honda ed El Shaarawy. Ma siamo tornati a vedere il titic e titoc al limite dell’area avversaria dove il grimaldello non è più né Ibra e nemmeno Balotelli, ma Fernando Torres, che tutto è TRANNE che una punta d’area. Oltre ad essere appannato fisicamente e non abituato alle marcature italiane, viene costretto a giocare “spalle alla porta”, cosa che non ha mai fatto nemmeno all’apice della sua carriera. Il tutto perché lo impone il presidente. Così non andiamo da nessuna parte.
Il povero Inzaghi è stato costretto a cambiare atteggiamento tattico in corso d’opera, senza una reale necessità, visto che i gol arrivavano. E adesso, come d’incanto non arrivano più. Zero tiri in porta nella ripresa contro la Fiorentina, solo un tiro cross a Cagliari e zero tiri in casa contro il Palermo. E’ normale che così anche la squadra perda fiducia in quello che fa. Non a caso ho preso come inizio di questo excursus la ripresa contro la Fiorentina. Perché in quell’intervallo (vincevamo 1 a 0 ed eravamo da soli terzi in classifica), il presidente scende negli spogliatoi e consiglia l’utilizzo di Torres centravanti. Fortune e sfortune di avere un grande presidente. Mai mi sognerò di lamentarmi perché dopo aver ricoperto d’oro questa squadra la famiglia ha deciso di sposare una linea di austerity in linea con lo stato economico delle sue aziende e del Paese. Chi si lamenta vive in un mondo tutto suo o assume allucinogeni. Mi piace tanto la vicinanza del presidente alla squadra, ma sarebbe bello che lasciasse maggior libertà di decisione e di errore a Pippo, visto che il suo voto è 8, come allenatore. Sono sicuro che non se ne pentirà.
Dall’altra parte sarebbe bello che Pippo iniziasse a dire di no, se serve anche al presidente, oppure a fare come il suo maestro Carletto. “Il Presidente ordina le due punte? Certo che le metto, Inzaghi prima punta e Kakà seconda punta”. Se il presidente vuole il centravanti, Pippo deve dirgli: “Presidente, Menez è un grande centravanti, vedrà quanti gol…” Sampdoria, Inter, Udinese e Napoli sono le partite ideali per giocare “alla Inzaghi”. E allora forza Milan, rialziamoci subito!