Torna il nostro consueto appuntamento con il rossonero più rossonero di tutti: Tiziano Crudeli. Dopo la partita disputata domenica 26 ottobre contro la Fiorentina, vogliamo fare il punto della situazione e per farlo, abbiamo scelto ancora una volta il parere del nostro esperto di fiducia.
–Tiziano, sembra che la maledizione di fallire le partite più importanti non debba avere mai fine. Ieri il Milan ha visto allontanarsi ancora una volta il tanto ambito terzo posto. Cosa impedisce all’ingranaggio di funzionare correttamente?
“Non nego che questa volta ci speravo. Dopo tre anni che la Fiorentina vinceva a San Siro, questa volta pensavo sarebbe stato diverso. Invece Llicic ci ha fermati. Quel che mi indispettisce in realtà è che non si trattava di un match impossibile, era assolutamente alla nostra portata. Non si può dire che i Viola fossero in forma, hanno giocato la maggior parte del tempo nella propria metà campo e gli spazi non mancavano. L’offensiva rossonera sembrava come paralizzata, mancava solo che si fermassero in mezzo al campo a domandarsi per quale motivo la Fiorentina non avanzasse. Mi dispiace essere così tassativo, da tifoso sono sinceramente grato al lavoro di Inzaghi, ma ciò non toglie che non ci siamo ancora e questo dato di fatto emerge ogni volta che siamo chiamati a giocare una partita più pesante. A onor del vero, devo ammettere che mi è piaciuto il possesso palla, il controllo, la concentrazione dei ragazzi. Ma tutto questo non è servito a sfondare il muro viola e quel che ne deduco è semplicemente che manchiamo di concretezza. Ci sono le idee ma non le capacità di concretizzarle e questo rende il tutto ancora più frustrante“.
–Cosa pensa delle due reti? il gol di Llicic è stato merito del giocatore o demerito della difesa rossonera?
“L’azione del gol di De Jong mi è molto piaciuta. Non è un caso che il vantaggio sia arrivato grazie a un calcio d’angolo. Era l’unico modo di aggirare la barricata viola. De Jong è stato molto attento e veloce nell’avventarsi sul pallone dopo il cross di Menez sul secondo palo. L’iniziativa mi è davvero piaciuta. Quel che non digerisco è che siano incapaci di mantenere un vantaggio. Voglio dire, non si domanda loro molto, solo concentrazione, impegno, passione e gioco di squadra. Penso che siano tutti profondamente consapevoli dei punti deboli della squadra eppure sembrano cadere sempre negli stessi errori. Quel sinistro dai venti metri scaricato dal centrocampista viola invece ha gelato San Siro e sbigottito un inerme Abbiati. La verità è che una volta segnato si continua ad adagiarsi sugli allori e questo non è più accettabile“.
Che impressione le ha fatto la gestione della squadra da parte di Inzaghi? Ritiene che abbia fatto le scelte giuste o la responsabilità è anche sua?
“Pippo sta crescendo insieme alla squadra. Sta imparando, sperimentando. E’ un atteggiamento che non può che essere apprezzato, ma non è esente da errori. Non lo è stato in campo e non lo sarà nelle vesti da allenatore. Però gli va riconosciuta una gran tenacia. Una passione che pagherà più di tanta esperienza. Crede in quel che fa e crede nei suoi ragazzi, questo è fondamentale per continuare a costruire quel clima di fiducia che il Milan aveva perso e che l’aveva inevitabilmente gettato nell’oblio. Forse ieri avrei effettuato qualche cambio in più, ma è sempre estremamente delicato giudicare un allenatore. Sono sottoposti a pressioni inimmaginabili, spesso anche più degli stessi giocatori. Ad ogni modo, non ha saputo mantenere il vantaggio e se fosse per me, nella mischia ci avrei buttato anche Bonaventura“.
Al volo, il migliore e il peggiore in campo secondo il suo occhio clinico?
“Beh, il migliore è stato indubbiamente De Jong. Ma non solo per il gol, forse incarna quel che mi piace vedere in campo. Ha passione e grinta inesauribili. Il punto è che per lui non sembra contare solo la prestazione, quanto la voglia di mettersi in gioco anche a discapito della prestazione. In un certo senso mi ricorda Gattuso (ride). Nessuno dei due è stato, è, o sarà un fuoriclasse, questo è chiaro. Ma non so, c’è quel qualcosa che ricorda perché a volte guardare una partita può essere così estremamente divertente. Ad avermi deluso invece sono stati De Sciglio e Muntari. Il giovane non riesce davvero a trovare il suo posto in campo, mentre Sulley esagera come sempre. Sembra che vada in cerca delle ammonizioni e la squadra non ha bisogno di questo ma di ordine“.