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Il tifo è un fenomeno sociale per cui un individuo o un gruppo di individui si impegnano a sostenere con vivo entusiasmo la vittoria di un concorrente o di una squadra in una disciplina sportiva. L’accezione sportiva è in accordo con quella clinica, dal greco “typhos” che significa “attacco febbrile”.
Per fortuna sul web si trovano ancora le banali definizioni del caro vecchio dizionario, non solo invettive, insulti, tesi prezzolate e atte a fomentare le folle come irresponsabili pasdaran a caccia di prebende. Tra Facebook, Twitter, mail e messaggi vari di “tifosi” del Milan ne ritrovo ben pochi. Tutti, dal “basso” delle loro tastiere si sentono in grado di giudicare acquisti, operazioni, scelte tecniche. Critiche superficiali, esaltazioni di chi si alza alla mattina e ha come unica occupazione quella di mettere fango nel ventilatore. Fango ben indirizzato. Tutto questo non certo nell’interesse del Milan. Che di queste faide interne ed esterne è stato negli ultimi anni l’unica vera vittima. L’arrivo di Inzaghi è stato da me salutato come una manna dal cielo perché ero e sono convinto che Pippo sia uno dei pochi in grado di “unire” e non di dividere. Solo uniti davvero si può tornare a giocare da squadra. E a pensare di vincere. Questo deve valere per tutti però. Dai giocatori ai dirigenti, ai tifosi.
Mi spiace pertanto che le prime due batoste estive siano bastate a far crollare questa sbandierata coesione. Partite che non contano nulla. Con solo 15 giorni di preparazione nelle gambe per metà giocatori. Per gli altri poche ore. Gambe pesanti, schemi tutti da assimilare. Giocatori che devono partire e altri che devono arrivare. Pippo sperava di partire per l’America con una rosa che si avvicinasse il più possibile a quella definitiva e invece non è stato possibile. Non è stato possibile perché il mercato è sovrano e con esso le esigenze economiche. Le esigenze economiche sono anche quelle che impongono a Pippo di non sostituire immediatamente chi batte il calcio d’inizio tirando in porta da metà campo. Perché già è difficile venderlo così. Ci vuole pazienza, ce la mette Pippo, ce la mette la società. Dobbiamo mettercela anche noi tifosi. A patto che vogliamo continuare ad essere tifosi, come da definizione in incipit. Io lo sono dalla nascita e voglio continuare a fare il tifoso del Milan. Sono felice di questo e non ambisco ad altri ruoli.
Ma se qualcuno invece vuole dilettarsi a fare il dirigente da tastiera o il professore di giornalismo, ho una curiosità che mi tormenta da qualche mese. Perché comprare Matri a 12 milioni è una follia tecnica ed economica che depaupera le casse già malconce della società, mentre prendere in affitto una sede nuova a 6 milioni di euro all’anno, spenderne 30 per allestirla e vendere quella vecchia a 12 milioni (cioè due anni di affitto) è un’idea geniale? Non sono le stesse le casse? Non c’era un modo più produttivo per destinare quelle risorse? E soprattutto perché nessuno dice che i ricavi di questi primi mesi della nuova sede non sono bastati nemmeno per pagare le spese dell’energia elettrica? Forse è meglio spegnerla davvero la luce. Oppure farla solo su quello che conviene.
Twitter: @ruiu19