Concentrato come sempre, l’obiettivo è prefissato. La strada è lunga, ma Cristian Brocchi sa benissimo come affrontarla. A partire dal ritiro di Temù, in Val Camonica, dove la sua Primavera, a pranzo e cena, si unisce alla Berretti di Stefano Nava nel comprensorio di Ponte di Legno.
Mister, come stanno procedendo i primi giorni di ritiro?
“Ho trovato un gruppo di ragazzi seri, che ha grande attenzione per quella che è la nostra richiesta. Non mi stanno facendo per niente faticare, c’è grande disponibilità da parte di tutti verso l’apprendimento di filosofie e concetti che io voglio insegnare“.
Quali differenze ha carpito tra i suoi Allievi e questo gruppo?
“Uno-due anni in più in questo percorso di vita incidono a livello di gestione del proprio io: quando hai 15-16 anni, pensi già di essere grande quando invece non lo sei. Quando ne hai 17 e 18, sei più vicino al grande calcio e te ne rendi conto. Ti viene tutto più naturale“.
Le condizioni dei ragazzi dopo i primi carichi?
“Il gruppo l’ho trovato bene, con tanta voglia di migliorare. Molti di loro hanno logicamente ancora l’amaro in bocca per la stagione passata e questo dovrà essere uno stimolo in più“.
Cosa fare per migliorare le difficoltà del dopo Viareggio?
“L’anno scorso è stata una stagione diversa, per i molteplici impegni che in un certo periodo hanno dovuto affrontare. Quest’anno ci sarà la possibilità di avere un po’ di recupero in più tra una gara e l’altra. Se loro seguiranno il nostro programma di lavoro, potranno affrontare la stagione ai massimi livelli“.
E su cosa si fonda il suo programma?
“ Su una filosofia di gioco ben riconoscibile: voglio che le mie squadre scendano in campo per comandare il mio gioco. L’obiettivo numero uno è vincere, vincere attraverso una certa filosofia che sarà riconosciuta da chi ci verrà a vedere“.
Cosa pensa delle novità sui fuori quota (riduzione da quattro a tre dopo il braccio di ferro tra piccoli e grandi club, ndr)?
“Le squadre che vogliono rimanere a quattro sono quelle che si nascondono dietro al fatto di avere dei giocatori inseriti in prima squadra da far poi giocare in Primavera. È molto più importante formare i giovani che vincere a tutti i costi e non essere in grado di dare dei giocatori al calcio italiano. Dobbiamo formare i calciatori, l’Italia sta avendo problemi economici, non siamo più forti come le altre nazioni e dobbiamo far sì che loro crescano e vadano a fare esperienza anche in categorie inferiori, per essere poi pronti, un giorno, per la Serie A e la Nazionale“.
Ha già deciso chi sarà capitano?
“Ancora no, mi sembra giusto deciderlo quando avremo la rosa al completo. Rondanini è il più grande, sarà uno di quelli su cui la squadra punterà per quello che sono le vicissitudini quotidiane, perché ha più esperienza degli altri“.
Come ha visto i ’96 impegnati nella tournée americana?
“Li ho visti bene, sono facilitati dal fatto di conoscere Inzaghi. È un valore aggiunto: trovare un altro allenatore poteva essere più difficile. Ho parlato con lui, è molto contento per loro e questa cosa mi dà serenità. So che quando torneranno, la loro esperienza sarà stata determinante“.
E un pensiero sul momento che sta vivendo il suo amico Pippo?
“L’ho incontrato prima della tournée e ho notato che già stava tornando un po’ quell’aria giusta a Milanello, quella che non avevo più trovato negli ultimi tempi. Non si può pretendere che in 15 giorni la squadra possa cominciare subito a vincere senza sbavature: quando hai grosse difficoltà, hai bisogno di avere un po’ di tempo per risalire la china e inculcare ai giocatori le tue volontà. Pippo sta facendo un grande lavoro, è ben supportato dai collaboratori, dalla società e in questo momento, anche se è difficile chiedere ai tifosi pazienza, per il bene del Milan bisogna averne“.
Uno slogan per la Primavera di Cristian Brocchi?
“Filosofia e divertimento“.