Il potere rossonero e due versi opposti, ma non tutto è perduto

Federico Faranda è giornalista del gruppo Mediapason dal 2008, milanista dal 1986. Ama girare il mondo e ha vissuto sei mesi in Vietnam, imparando – racconta – che la diversità e la mancanza di pregiudizi arricchiscono sempre. Tiene a precisare sempre di pensare con la propria testa, pur consapevole, spesso, di creare problemi. Ma anche molta libertà.

All’apertura della campagna abbonamenti del Milan sono andato per lavoro, e appena arrivato mi sono sentito dire da una amabile signora: “Faranda, tu non sei milanista, perchè sputi sempre veleno sul Milan!“. Ho risposto che “Cara signora, il problema è che io mi abbonavo quando il Milan vinceva, non sono abituato a partecipare e basta“. Ho detto questo, ma avrei voluto dire di più. Per questo a volte vengo vissuto come “contro” quando invece è solo che non riesco a non ribellarmi di fronte alla vista della mia barca preferita che rischia di affondare. E a bordo c’è un’orchestra che continua a suonare e un pubblico aziendalista che applaude a scelte senza logica. Beh, è solo che quando scindo il ruolo di giornalista e quello di tifoso vedo che entrambi sono costretti a essere critici. Uscendo dalle metafore e tornando all’attualità so che i tempi sono cambiati. Ma questo non mi vieta di pensare con la mia testa.

Nel primo appuntamento qui su SpazioMilan mi preme di lanciare soprattutto un avvertimento ai tifosi: parlate di campagne acquisti, scannatevi su questo e quel nome e immaginate moduli e schemi. Ma per favore, andate oltre le favole e tenete a mente una cosa. Ciò che ha rovinato il Milan nella passata stagione è la lotta intestina, il potere che rema in due direzioni opposte. Questo scontro non si è chiarito nonostante i proclami societari e non fa il bene del Milan. Barbara è da una parte con le sue idee e la sua voglia di colpo di Stato, Galliani dall’altra con la sua storia e la sua forza contrattuale. Berlusconi Silvio ha sopito momentaneamente il contrasto, ma la brace arde sotto la cenere. Poi si può parlare di tutto il resto.

D’altronde se il problema è stato rimandato è anche grazie a Seedorf, individuato come capro espiatorio, pur essendo la punta di un iceberg molto più profondo. Ci hanno detto che era la rovina del Milan dopo un Allegri da 22 punti in mezza stagione che faceva venire i brividi. Ok, ci voglio credere: le uova al tegamino, gli atteggiamenti superbi non potevano essere tollerati. Ok, buttiamo nel cesso 16 milioni che potevano essere usati per comprare un discreto giocatore. Ora però basta. Inzaghi mette d’accordo tutti, sa gestire il gruppo, così ci hanno detto, e farà diventare l’allenatore l’ultimo dei problemi, come già di fatto era. Al vertice ci sono le lotte interne, e poi una squadra che definire mediocre e montata è poco. In questa stagione il tempo delle favole è finito e bisogna arrivare alla resa dei conti. Barbara e Galliani di fronte, la squadra a rapporto dai tifosi con in mano i risultati, e si tirano le somme. Perchè il tifoso apprezza sempre di più la verità, per quanto dura possa essere, piuttosto che bugie talmente assurde che ci hanno fatto diventare zimbello degli interisti. Degli interisti, non so se mi spiego. Sono stato troppo duro? Troppo contro? Troppo tarocco? Non lo so ma voglio chiudere con la mia prima partita a San Siro per farvi capire.

12 Maggio 1996. Milan-Cremonese 7-1. Avevo 9 anni. Stadio strapieno, da brividi. Il Milan ha già vinto lo scudetto e dopo un primo tempo sull’1-1 si scatena facendomi rimanere senza fiato. Weah, Panucci, Di Canio e Boban vanno in gol. Ma ci sono anche Albertini, Eranio, Tassotti, Costacurta, Galli e altri. A fine partita c’è spazio per festeggiare e piangere di fronte all’addio di Capello al suo ultimo giro di campo. Uomini veri, emozioni indimenticabili, grandi vittorie. Alla mia prima partita è stato stampato questo nel mio cervello. Non il pazzo Milan trova scuse tanto simile a chi sta dall’altra parte del Naviglio. Per questo sono contro, ma dopo certe premesse cercherò di essere anche costruttivo, perchè non tutto è perduto. Bisogna reagire per non guardare inermi la barca che affonda.

Twitter: @FFaranda

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