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Partirà Balotelli, arriveranno Cerci e un terzino sinistro. A grandi linee si chiuderà così il mercato del Milan. Oltre ad alcuni movimenti ampiamente previsti e prevedibili come la rescissione di Robinho e l’addio di Abate. Insomma tutto quello che avete letto per mesi su queste pagine. Praticamente da quando è nato il progetto del nuovo Milan di Inzaghi, cioè dallo scorso 18 marzo. Non lo ricordo per emergere nella celebre rubrica dell'”Io l’avevo detto” che conta migliaia di accoliti tra giornalisti, tromboni e trombati, ma semplicemente per testimoniare direttamente quanto sia radicato e radicale il progetto gallianesco del nuovo Milan, quello che deve tornare ad essere Milan.
Le parole e i principi enunciati da Inzaghi in questi giorni sono la ricetta preparata da tempo tra Arcore, via Rossi e Milanello. Chi sapeva che sarebbe arrivato Inzaghi sapeva anche che sarebbe stato animato da questo sacro furore rossonero. Sostenuto dalla dirigenza. In nome di una ritrovata unitá di intenti che é fondamentale per pensare di tornare a vincere o ad essere competitivi. Il “remare tutti dalla stessa parte” è proprio quel concetto altamente sportivo che in questi anni molti non hanno capito, dai Berlusconi in giù. Ed é quello che DEVE tornare quest’anno.
Collaborare significa fidarsi. Anche di chi deve per forza trattare con Raiola per cedere Balotelli e fare l’interesse del club. Lo hanno capito tutte e tutti. Poco male se i succitati trombati non lo capiscono o fanno finta di non capirlo. Un giorno dovranno tornare a tacere e con loro i pochi seguaci che, immancabilmente, saliranno sul carro rossonero dei vincitori. Perché con queste premesse i vincitori ci saranno di sicuro e saranno quelli che indossano colori che amiamo. Non chi sogna di “spillare soldi” a questi colori. Vincere non vuol dire per forza alzare coppe o scudetti. Ma significa anche soltanto tornare ad essere orgogliosi dei nostri ragazzi e dei nostri colori. Quest’anno sarà così.