In uno dei momenti più delicati che la storia rossonera (ma anche tutto il calcio) ricordi, ci siamo affidati come di consueto alle riflessioni del tifoso per eccellenza, Tiziano Crudeli.
Sembra impossibile anche solo tentare di vederci chiaro nelle vicende rossonere. Partiamo da Balotelli, come vede il suo futuro?
“I Mondiali hanno solo dimostrato quanto detto in precedenza: Balotelli sa essere un ottimo giocatore e il suo talento non è fra i tanti aspetti del suo carattere da mettere in discussione. Ma la domanda che ci dobbiamo porre è se il talento, fine a sè stesso, basti a fare la differenza. E francamente la risposta mi sembra abbastanza chiara. Inoltre non dimentichiamo che il calcio è uno sport di squadra e come tale deve essere analizzato. Se Balotelli (ma potrei fare tanti altri nomi), cerca semplicemente la fama personale, beh, c’è il tennis. Io sono sempre stato fra i sostenitori di Mario, questo perché ho sempre cercato di credere alla politica e alle promesse della società, ma il Milan non ha bisogno di un gallo del pollaio, ha bisogno di leader e Mario del leader ha assai poco. E’ ora di ricominciare a parlare di calcio. Del gossip, delle sue storie d’amore, delle macchine, delle multe, degli atteggiamenti poco umili, non importa più a nessuno. Il caso mediatico che ci stiamo creando intorno ha preso dimensioni preoccupanti e non fa che ingigantire un ego che di certo non richiede nutrimento. In conclusione, se il Milan riuscisse a piazzare Mario per una bella cifra, penso che la notte riuscirei a dormire”.
Cambiamo decisamente personaggio. So di toccare un punto delicato per lei, come per qualsiasi tifoso che si rispetti: Milan-Kakà, the end.
“Kakà, ahimè Kakà. Difficile essere professionali quando si parla di lui. Riky ha ricordato a tutti che qualcosa di straordinario è possibile, senza se e senza ma. Quando ha lasciato il Milan la prima volta erano incredulità e indignazione a farla da padrone. Adesso, sono la nostalgia e l’immenso rispetto per un giocatore che alla propria squadra ha dato tutto senza mai eccedere nei comportamenti. Ha ricordato che far parlare di sè per quello che si combina in campo è di gran lunga più soddisfacente e gratificante del gossip che sembra andare a braccetto con i giocatori. Anche se Kakà non avesse fatto parte di quel Milan dei tempi d’oro, quello delle emozioni guidato da Carletto, avrebbe saputo lasciare il segno. Perché kakà è Kakà e non c’è nient’altro da aggiungere. Le “never ending stories” le lasciamo al cinema, questo è il calcio ed è tutto in continuo mutamento. Noi possiamo solo essergli grati e sperare nel suo degno discendente”.
Il Milan punta i riflettori su Iturbe. Pensava a lui come degno discendente?
“Francamente, sono felice che il Milan stia alla finestra e che ad essere in vantaggio sul giocatore al momento sia la Juventus. Non si fa che parlare di rinnovare la squadra, di quello che serve al Milan per poter rinascere. Questo ci è abbastanza chiaro, ma vogliono davvero farci credere che il Milan della rinascita non possa auspicare a nulla di più di Iturbe? Non voglio dire che non abbia talento, dico che non ne ha abbastanza per una squadra azzerata che per ripartire deve ricominciare dai fondamenti. Ecco, preferirei davvero una rosa di giovanissimi, che magari non vincerà nulla per un altro paio d’anni ma che sappia costruire, ri-costruire. Servono cuori puri, gambe non compromesse e tanto coraggio. Serve qualcuno con gli attributi!”
Ma allora, da dove può ripartire questo vecchio cuore rossonero? C’è l’accantonato Faraone, per esempio…
“Ecco, Inzaghi potrebbe e dovrebbe puntare proprio su di lui. E’ un ragazzo che è stato messo da parte senza avere una seconda chance e non penso lo meritasse. Io penso che il suo talento non sia da sottovalutare. E’ stato sfortunato, ha avuto poco tempo per imporsi sul panorama rossonero ed è stato oscurato subito da presenze ingombranti. L’abbiamo visto tutti all’opera e sinceramente mi ha sempre entusiasmato. In più, la sua dedizione alla squadra non va messa in discussione considerando che si è fatto mettere in un angolo ed ha aspettato con pazienza che arrivasse il suo turno. Si, se dovessi fare un nome dal quale il Milan dovrebbe ripartire, quello è indubbiamente Stephan El Shaarawy”.