“Dovremo giocare una grande partita: è di vitale importanza; un successo può darci lo slancio per Barcellona e il futuro in campionato. Quella di domani sarà la partita più difficile da qui alla fine di dicembre“. Come al solito, Massimiliano Allegri aveva ragione: Lazio come il viatico, l’esordio, la genesi di una stagione in grado di prendere direzioni diverse in base al risultato del venerdì sera. Pronti via, ecco in venti minuti il profilarsi di un certo tipo di campionato. Altri dieci minuti e la situazione era già cambiata.
Primo tempo funambolico, divertente se vogliamo, con la Lazio che ci colpisce fin da subito con i suoi uomini mercato, coordinati, come sempre, da quell’Hernanes di cui i fedelissimi di SpazioMilan.it ben sanno cosa penso… Poi la molla, senza neanche il bisogno di accelerare il ritmo. Tic-toc, Cassano e Ibra accorciano; slam e il perfetto angolo di Alberto Aquilani, sissignori, Alberto Aquilani regala a Fantantonio il pari. E poi si poteva vincere, certo; eccome se si poteva vincere. Ma una gara del genere fa capire, ancora una volta, che questo gruppo c’è, ci crede, è conscio della sua forza sebbene, a volte, abbia bisogno di essere “svegliato” per capirlo fino in fondo.
E ora Barcellona, il vero appuntamento di gala di questo inizio di stagione, con una situazione a livello di infortuni e condizione atletica decisamente precaria e preoccupante (grazie Abete, Tommasi & co., poi non lamentiamoci se in Europa facciamo delle magre figure) e, permettetemi, con una difesa che mi lascia perplesso: il ritardo (la vecchiaia?) del baluardo Nesta rischiano di trascinare verso il basso la nostra “Grandine Nera” preferita, quadro vagamente addolcito da due terzini che, conferma per Abate e sorpresa per Antonini, sono riusciti a dire la loro. Già detto di un super Cassano, Ibra non ha fatto nulla per mascherare il fastidio alla caviglia.
Ultimo monito: Aquilani e Van Bommel insieme a centrocampo? No, grazie.