Gabriel: “Inzaghi maniacale nella cura dei dettagli. Resto, non ho paura della concorrenza. Abbiati…”

Si sente da Milan, adatto al contesto e voglioso di provare a mettere in discussione, lealmente, il posto di Abbiati ed Agazzi. Sembrava già lontano dai rossoneri, invece Gabriel, intervistato da La Gazzetta dello Sport, ha deciso di restare: “Il Milan ha detto che crede in me, il resto non conta. Sarei potuto andare in prestito in A o B, avevo offerte dall’estero e dal Brasile, ma quando Galliani mi ha proposto questa sfida io l’ho subito accettata con gioia. Non ho paura della concorrenza, l’esperienza dello scorso anno mi servirà di certo: sono qui per crescere, sarà difficile essere titolare ma avrò la mia occasione“.

Su Abbiati: “E’ sempre stato di grande aiuto per me, fin dal primo giorno: quando sono tornato in panchina mi è sempre stato vicino. Le sue belle parole in allenamento sono uno stimolo: cercherò di replicare in partita le cose che ha notato in allenamento. Anche Dida inizialmente restò in panchina a lungo nel Milan, io sogno di raggiungere i traguardi che conquistò lui. Quest’anno credo di aver sbagliato solo la partita contro la Roma, la squadra non era in un buon momento e ho pagato anche quello: il portiere è solo contro tutti, se sbagli non c’è pietà. Dopo l’Udinese si diceva che il Milan aveva trovato il portiere per i prossimi 10 anni, Allegri mi ha dato un’occasione e poi tolto perché era un periodo delicato: resto convinto di aver fatto un buon lavoro“.

Il brasiliano calza sprattutto a pennello per parlare di Filippo Inzaghi, ormai prossimo allenatore della Prima Squadra, che quest’anno (la stagione è ancora in corso) lo ha allenato e fatto giocare spesso e volentieri in Primavera: “Inzaghi? Un motivatore, riesce a caricare la squadra come pochi. Come da giocatore, è sempre sul pezzo. Nelle riunioni tecniche prepartita ci ripeteva: ‘Non dobbiamo mollare‘. Anche quando chiudevamo il primo tempo in vantaggio, lui nell’intervallo ci invitava a non rilassarci. Una volta abbiamo giocato due gare di fila in trasferta. La prima la pareggiammo, il giorno dopo in allenamento alcuni ragazzi ridevano e tiravano calci al pallone. Lui si è piazzato in mezzo e ha detto: ‘Potete scherzare quanto volete, ma sabato voglio vincere’. La predica ha avuto effetto“.

SuperPippo ama la perfezione e la raggiunge con il lavoro quotidiano, ma sui rigori c’è ancora tanto da lavorare… “Prepara benissimo le partite – aggiunge Gabriel -. Di ogni giocatore avversario ci diceva tutte le caratteristiche. La cura dei dettagli è maniacale, non solo sul campo. Si interessa dell’alimentazione e del riposo. Se l’ho mai sfidato ai rigori? Una volta sì, a fine allenamento. Chiedete a lui com’è finita…“.

Infine, su Brasile, Kakà e Mondiali: “Sarebbe un onore ed un orgoglio portare avanti la tradizione dei brasiliani al Milan. Penso a Cafu, Dida, Serginho: qui hanno scritto la storia. Kakà? Era il mio modello, l’ho conosciuto di persona a Milano: sapevo che era una brava persona ma dal vivo lo è ancora di più. Insieme a Coppola è il mio migliore amico. Per il Mondiale, mi auguro che possa esserci Brasile-Italia in finale. Mi spiace non esserci, ma nel mio piccolo ho già un record in Nazionale: ho esordito nel 2012 in Svezia-Brasile, quando avevo 18 anni, e poi sono stato protagonista dell’Olimpiade di Londra. Idolo? Sono cresciuto con il mito di Taffarel. Hobby? Vado pazzo per il tennis e tifo Nadal. Nella Bibbia trovo sempre la risposta a tutto, nei momenti difficili mi ha aiutato a non mollare“.

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