E’ passato quasi un girone intero, ma non se n’è accorto nessuno. 4 mesi di Michael Essien, 4 mesi invisibili. Un errore di mercato, un acquisto senza una logica di fondo, se non quella di togliere spazio ad un giovane italiano in ascesa come Cristante. Lo ha chiesto Seedorf, il rischio non è mai stato un beneficio.
Solo 7 presenze e nessuna vera luce, prestazioni poco sostanziose e fisico mai all’altezza. In più, lo scorso aprile, anche lo strappo delle fibre muscolari che ha sancito un verdetto nell’aria fin dall’inizio: l’affare l’ha fatto il Chelsea. Un giocatore che tatticamente si sposa ancora bene con lo scacchiere rossonero, ma inadeguato alle esigenze della Serie A, non proprio il miglior campionato in circolazione. La dimensione di Essien ormai è quella di un grande centrocampista in declino, che nemmeno in questo Milan riesce a dare fastidio ai vari De Jong, Montolivo, Poli e Muntari. Un paradosso, l’ennesimo: un parametro 0 over-30 mai sembrato necessario, in campo si è visto. Poca corsa e senza resistenza, falloso. “Serviva per la Champions”, dicevano. E il peggio deve ancora venire. Sì perché in pochi forse ricordano che il ghanese fino al prossimo giugno guadagnerà sì 1.5 milioni di euro, ma l’anno prossimo, come da accordi, il doppio: ben 3 milioni a stagione (il contratto scadrà nel 2015).
Da qui l’esigenza nel provare di tutto pur di piazzarlo altrove, sarebbe gravissimo tenerlo in rosa a (e in) queste condizioni. Il Milan dovrà cedere Essien per non compromettere più del previsto il prossimo mercato e buttare via soldi che, a questo punto, servirebbero per liquidare Seedorf e cambiare allenatore. E in questo senso si registra l’interesse del Besiktas, intenzionato ad offirgli un triennale al ghanese ma solo a patto che il Milan lo liberi a 0.